18 Aprile 2024
recensioni

This is Improbable: quando la ricerca è bizzarra

This is Improbable
Marc Abrahams
Oneworld Publications, 2012
pp. 304
£10.99 – $ 15.95

Recensione di Andrea Albini

Ottenendo un brevetto per un “dispositivo circolare per la facilitazione del trasporto” – ovvero una ruota – dall’ufficio competente australiano, John Keogh si è conquistato l’Ig Nobel 2001 per la tecnologia. Tre anni dopo il medesimo premio è stato assegnato a due inventori che hanno brevettato negli Stati Uniti la pettinatura con riporto (Patent n. 4022227).

Non serve essere addetti ai lavori per conoscere queste onorificenze parodistiche per la ricerca “improbabile”, che imitano quelle serie conferite a Stoccolma: giornali e televisioni ne parlano ogni anno come di curiosità, anche se l’intenzione dichiarata dell’Ig Nobel è di far riflettere dopo aver creato ilarità.

Questa divertente antologia mantiene le promesse. Il suo autore, Mark Abrahams, cura da un ventennio gli Annals of Improbable Research, rivista scanzonata specializzata nell’andare a scovare lo stravagante tra ventimila giornali e pubblicazioni accademiche, scientifiche, mediche e tecniche, oltre che in una quantità di brevetti depositati. E senza neppure scavare troppo nel passato: la selezione presentata nel volume riguarda principalmente contributi pubblicati negli ultimi 20 anni (molti dei quali recentissimi), e tutti provvisti del riferimento bibliografico per approfondire sull’originale, e scoprire che i contenuti della raccolta non sono inventati e neppure esagerati. Chi vorrà passare alle fonti – ci informa l’autore nella prefazione – sarà sorpreso nel trovare bizzarrie che vanno al di là di quanto semplicemente riassunto nel libro. Gli argomenti toccano neuroscienze, stranezze mediche, comportamenti umani, abitudini sessuali di vario tipo, cibi e bevande, animali, matematica, economia, antropologia forense, studi approfonditissimi su argomenti futili e altro ancora. Forse gli iscritti al Cicap saranno interessati alle ricerche di un gruppo di ingegneri indiani, che hanno sottoposto una registrazione digitale dell’intonazione sacra sanscrita “OM” a una trattamento matematico chiamato trasformata wavelet. Per gli autori è stato provato scientificamente che il canto del mantra procura pace e stabilità mentale e riduce lo stress.

Mark Abrahams non esprime giudizi di merito sul repertorio di stravaganze presentate nella sua antologia. Per lui una “ricerca improbabile” è semplicemente qualcosa di inaspettato e sorprendente, senza indicare se è buona o cattiva, inutile o preziosa, insignificante o importante. Questo compito, eventualmente, spetta al lettore. L’autore ci tiene però a sottolineare che l’intenzione non è di ridicolizzare la scienza, e ci avverte che certi buoni studi sembrano apparentemente strani (allo stesso modo che certi cattivi studi). Storicamente poi, molta buona scienza è stata disapprovata a causa della sua apparente assurdità; ma anche molta cattiva ricerca è stata riverita nonostante mostrasse le stesse caratteristiche. Consideriamo il caso del medico ucraino Elena N. Bodnar, che ha brevettato nel 2007 un reggiseno le cui coppe possono rapidamente trasformarsi in due maschere antinquinamento da usarsi in casi di emergenza. Mentre curava le vittime del disastro nucleare di Chernoyl, Bodnar si era accorta che la maggior parte dei danni fisiologici riscontrati provenivano dall’inalazione di polveri radioattive. Da qui, anni dopo, l’idea per la sua curiosa invenzione.

E cosa dire dei due antropologi che hanno ingoiato ed espulso un toporagno per illustrare sul Journal of Archaeological Science gli effetti del sistema digestivo umano sui piccoli mammiferi. Rispolverando l’antica tradizione della auto-sperimentazione, gli autori si sono accorti che una parte significativa della struttura ossea dell’animale era scomparsa, dissolta dai succhi gastrici anche senza masticazione; costringendo gli archeologi a ripensare le loro idee sulla origine di resti animali provenienti da pasti preistorici. Da ultimo, illuminante per spiegare come mai le burocrazie di tutto il mondo falliscono nel trovare validi meccanismi di promozione, è lo studio pubblicato da ricercatori italiani su Physica A: Statistical Mechanics and its Application (Ig Nobel 2010 per la gestione aziendale). La ricerca ha preso in considerazione l’ipotesi sviluppata dallo psicologo Laurence J. Peter secondo cui, in un’organizzazione lavorativa, ogni nuovo membro sale la soglia gerarchica fino a raggiungere il suo massimo livello di incompetenza, con conseguenze facilmente immaginabili. Applicando la “teoria dei giochi” gli studiosi hanno dimostrato matematicamente che per evitare questo deleterio effetto il metodo migliore è promuovere le persone a caso!

Il precedente libro di Abrahms è stato tradotto da Garzanti nel 2004. Questo ultimo volume, scritto nella lingua internazionale della scienza, promette di non lasciare insoddisfatti chi volesse aggiornarsi divertendosi sul mondo delle “ricerche improbabili”.

6 pensieri riguardo “This is Improbable: quando la ricerca è bizzarra

  • EccoVi il lavoro degli Scienziati Indiani. Prego i più estremisti di Voi di non fare battutte perché si sono laureati in India e non al MIT: se avessero pubblicato un lavoro in cui si fosse dimostrato che la Sindone è stata dipinta con una tecnica aerografica del 1300 li avreste accolti a braccia aperte, altro che Ig Nobel!http://paper.ijcsns.org/07_book/200901/20090151.pdf

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  • E questi sono i Garanti scientifici della Rivista che ha pubblicato. Direi che è un Board di tutto rispetto, anche se prevalentemente asiatico. Ma se sono Asiatici che insegnano in Università Americane, c’è da andarci cauti prima di essere razzisti:
    http://ijcsns.org/05_contact/05_contact_01.htm
    PS: non è una accusa di razzismo verso nessuno, è un mettere le mani avanti, conoscendo le mascherine.

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  • Cosa significa ‘conoscendo le mascherine’?

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  • Chiedilo al Segretario del PD o a qualunque Emiliano DOC.

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  • Io non vivo in Italia… ok never mind…
     

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  • Non mi capita mai di fare commenti sui blog che leggo, ma in questo caso faccio un’eccezione, perché il blog merita davvero e voglio scriverlo a chiare lettere.

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