18 Aprile 2024
recensioni

Mariano Tomatis e il mentalismo onesto

Mariano Tomatis
Te lo leggo nella mente
Sperling & Kupfer, 2013
pp. 288
€  16,00

Che cos’è il mentalismo? Già in passato abbiamo avuto modo di porci questa domanda e di mettere in evidenza come l’opinione pubblica, suffragata da letteratura e trasmissioni televisive poco inclini a fare informazione corretta, si sia formata un’idea piuttosto distorta di questa disciplina illusionistica. Perché il mentalismo, giova ribadirlo con chiarezza, nasce e si sviluppa all’interno dell’illusionismo, come sua specialità, che si occupa, nella fattispecie, della simulazione di facoltà paranormali o, con un’accezione più ampia, anche della fittizia capacità di influenzare, oltre le normali possibilità umane, le scelte altrui.

Quindi il mentalista non legge davvero la mente, ma simula, spesso in modo estremamente credibile, di poterlo fare. Non determina le altrui decisioni, ma finge di esserne capace, attraverso l’uso di tecniche illusionistiche abilmente dissimulate. Il mentalista è quindi, a pieno titolo, un esponente della degnissima e rispettabilissima categoria dei prestigiatori, professionisti della meraviglia, artisti spesso dotati di competenze culturali e tecnico-scientifiche d’avanguardia, che adoperano allo scopo di strapparci gioiosi e stupiti “Oh!”.

Proprio per il rispetto che si deve all’arte del mentalismo nelle due componenti attraverso le quali si esplica – quella del prestigiatore che la mette in pratica e quella dello spettatore che ne fruisce – accogliamo con piacere la pubblicazione dell’ultimo saggio di Mariano Tomatis, Te lo leggo nella mente, edito presso Sperling & Kupfer. Scopo dell’autore è quello di fornire una sintetica ma utile introduzione al mentalismo, che possa consentire realmente al lettore di accostarsi alla disciplina. Per far ciò, Tomatis sceglie di andare decisamente controcorrente rispetto ad altre recenti pubblicazioni. Dal momento che lo scopo principale del suo libro è quello di fare corretta divulgazione e non di esaltare la propria figura di professionista della magia mentale, l’autore chiarisce in apertura di saggio che il mentalista si serve di trucchi illusionistici, spesso anche tristemente banali se rapportati all’effetto ingenerato. Così facendo, l’autore dimostra evidentemente di non temere che la franchezza nei riguardi del lettore si traduca in un ridimensionamento della sua figura professionale o in una potenziale perdita di introiti. Di conseguenza, il lettore di Tomatis, per la prima volta in Italia, è messo nelle condizioni di strutturare realmente il proprio personale percorso di mentalista in erba.
Nel far ciò, potrà essergli utile partire dalla tanta bibliografia gratuitamente disponibile su Internet: facendogli conoscere (a p. 149) quanto prezioso materiale a libera consultazione sia oggi presente in rete, l’autore rende, infatti, un ottimo servigio al giovane appassionato in cerca della propria strada nel mondo del mentalismo.

Ma quali sono gli elementi che contribuiscono a dar vita all’arte della magia mentale? Per illustrarli in modo chiaro e didatticamente efficace, Tomatis sceglie la suggestiva metafora delle “sei porte” attraverso le quali è necessario passare per fare il proprio ingresso nell’universo del mentalismo. La prima porta, forse il passaggio più stretto, è l’orizzonte, ovvero la definizione stessa di mentalismo, che aiuta a capire di che cosa si stia parlando, allo scopo di appurare se quest’arte faccia per noi. Si procede poi attraverso la storia della disciplina; si introduce la definizione di aura, ovvero la costruzione dell’alone di mistero intorno al prestigiatore; si parla poi di contesto – vale a dire della linea narrativa che supporta l’arte illusionistica – quindi di creatività e di attribuzione di un significato che possa essere recepito dallo spettatore.

Per dare la misura del modus operandi di Tomatis, prendiamo l’esempio dell’esperimento di lettura del pensiero riferito a p. 84. Dopo averne illustrato il trucco, molto semplice nella sua ingegnosità, Tomatis chiarisce che le spiegazioni di tipo psicologico messe in campo dal mentalista nel corso del proprio show fanno parte dell’aura, non del metodo realmente adoperato. Mantenere una posizione ambigua o palesemente ingannevole su questo punto è inconciliabile con la corretta divulgazione dell’arte della magia mentale.

Coerente con questo desiderio dell’autore di diradare le nebbie – non di gettare fumo negli occhi del lettore – è la scelta di procedere in modo chiaro e ordinato, seguendo la struttura che si è sopra illustrata. Se altrove si indulge allo sfoggio di cultura rovesciando su chi legge badilate di citazioni e aneddoti dal sapore mysterioso, qui l’intento è, piuttosto, quello di trasmettere informazioni utili e spendibili per l’acquisizione di professionalità. Se altrove l’egocentrismo la fa da padrone e la narrazione inclina progressivamente verso l’autocelebrazione, qui l’autore intitola un paragrafo “Ricorda che sei soltanto un uomo” e ribadisce:

«L’egocentrismo dell’artista che si nutre di applausi (o dell’adorazione dei propri adepti) rende patetica una lettura delle sue performance, il cui sottotesto è sempre e soltanto: “Io posso cose che voi non potete. Ammiratemi”.»

Questo perché, sottolinea Tomatis, ben altra dovrebbe essere la relazione che si viene a creare tra artista e pubblico:

«Non è raro che i segreti dell’arte magica siano adoperati fuori del contesto teatrale, da parte di personaggi che approfittano del proprio carisma per soggiogare gli individui più suggestionabili. Succede anche ad alcuni esponenti del mentalismo positivista, che si attribuiscono particolari doti di introspezione psicologica e le mettono a disposizione degli spettatori più creduli. Peccato che a tali poteri non corrisponda mai un’adeguata caratura morale.»

Il richiamo all’etica risulta particolarmente gradito perché chiarisce una buona volta che essere maestri nell’arte dell’inganno finalizzato alla meraviglia non deve divenire un alibi per chi intende, invece, perseguire un fine fraudolento. Questo perché, come dice l’autore:

«Esibirvi di fronte a chi è disposto a credervi non vi legittima a prendervene gioco.»

Chiosando, potremmo dire che la stessa cosa vale per la relazione autore-lettore: fare di quest’ultimo l’oggetto di discorsi affascinanti ma ingannevoli può essere una buona strategia di marketing, ma la divulgazione è altra cosa. Allo stesso modo, infarcire il proprio curriculum di esperienze straordinarie ma inventate di sana pianta (è il caso di un noto mnemonista italiano che millantava di essere stato testato addirittura dalla NASA) potrà anche vestire di autorevolezza le nostre parole, ma è eticamente scorretto.

Ma chi legge il libro di Tomatis non corre questo rischio: che cosa possa fare un mentalista, lui lo imparerà davvero.

6 pensieri riguardo “Mariano Tomatis e il mentalismo onesto

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