20 Aprile 2024
Il terzo occhio

Produttori di bufale

Da Repubblica, 7 gennaio 2011: una casalinga dà della “befana” alla suocera su Facebook. Il marito divorzia. Se vi sembra una storia già sentita, forse è perché vi ricordate di quella pubblicata il 7 dicembre 2009 dall’agenzia di stampa AGI, e riproposta in seguito su altri giornali: “Vecchia befana a suocera su Facebook, marito chiede separazione”. Le differenze fra le due notizie sono minime; la maggiore riguarda senz’altro il luogo in cui sarebbe avvenuto il fatto: il quartiere Prenestino di Roma per la prima, il paesino di Campochiaro, provincia di Campobasso, per la seconda.

Bufala o semplice svista giornalistica? Per scoprirlo bisogna far attenzione a un piccolo particolare: nel caso del 2011 il marito aveva deciso di rivolgersi all’avvocato A.O. per far valere i suoi diritti. In quello del 2009 invece era stata la moglie a ricorrere agli avvocati A.O. e G.C.

Ebbene, questi due (veri) avvocati sono due vecchie conoscenze giornalistiche, dal momento che sembrano essere i protagonisti di un numero davvero spropositato di notizie di costume pubblicate dai giornali italiani. Per accorgersene, basta guardare i titoli di alcune notizie dell’ultimo mese. GrrNews, 6 gennaio: “86 anni, gli tolgono la patente e si toglie la vita”. Virgilio Notizie, 15 gennaio: “Padre a giudice: ordini trasfusione a mia figlia! La moglie dell’uomo è una testimone di Geova” (non più disponibile sul sito di Virgilio, ma reperibile qui). Repubblica, 18 gennaio: “Tunisia: Genova, tour operator in giudizio per viaggio di nozze saltato causa disordini”. Agenzia Asca, 24 gennaio: “Detenuta Molise aspetta permesso per funerali padre”. Il Giornale (e altri), 24 gennaio: “«Hai vinto alla lotteria, ora mantienimi»” (e questa sembra una riedizione, mutatis mutandis, di quella pubblicata dall’agenzia AGI nel 2009: “Marito vince al Superenalotto e ex moglie chiede 500.000 euro”). Virgilio Notizie, 27 gennaio: “Da 35 anni in causa, due 60enni s’incatenano davanti a tribunale”. Repubblica, 29 gennaio: “Sordomuta chiede esenzione canone. «Porta a Porta non ha i sottotitoli»”. TG1 Online, 3 febbraio: “Muore a 101 anni senza eredi e lascia 2 mln alla vicina di casa”. E l’elenco non è esauriente. In tutti questi casi la fonte è la stessa: gli avvocati A.O. e G.C.

Il sito www.malainformazione.it ha dedicato un corposo dossier in quattro parti (1 2 3 4) alla coppia A.O. e G.C., definendola

la più incredibile débacle del giornalismo italiano.

Dal 2009 in avanti il duo ha propalato centinaia di storie, tutte rigorosamente pubblicate (e non solo online, ma anche sui quotidiani nazionali e su carta stampata). I primi a insospettirsi furono i giornalisti di Avvenire, dopo una serie di notizie a sfondo religioso: una novizia torinese che si era vista pubblicare su Facebook le sue foto in topless di quando era fidanzata, un prete bolognese la cui patente era stata ritirata per guida in stato di ebbrezza (dovuta secondo lui al fatto di aver celebrato quattro messe in un giorno), due suore multate perché guidavano ai 180 Km/h  in quanto “preoccupate per la salute del papa”. I giornalisti cercarono qualche riscontro, e scoprirono alcune cose interessanti: la polizia stradale nulla sapeva del caso delle due suore, e smentì anche di aver ricevuto la denuncia della novizia; le foto in topless postate su Facebook non si trovavano; per quanto riguarda il sacerdote ubriaco (di cui venivano fornite solo le iniziali), Avvenire scoprì che in tutta la curia bolognese non esisteva alcun prete con le iniziali ed l’età indicate dall’avvocato G.C.

Ma questo non fermò la produzione di notizie; secondo i dossier del sito www.malainformazione.it, molto probabilmente i due avvocati hanno l’abitudine di inframmezzare alcune notizie vere ad altre sicuramente false.

Ricordiamo che non abbiamo potuto verificare tutte le centinaia di ‘notizie’ propalate da questo simpatico signore. Alcune potrebbero persino essere vere: noi diciamo solo che quelle che abbiamo verificato sono TUTTE false o inverificabili.

Sicuramente fasulla è la storia rilanciata dall’Ansa (e di conseguenza da molti altri giornali italiani) della signora obesa costretta da una compagnia aerea a pagare due biglietti. In quel caso Marco Franchini, direttore dell’aereoporto di Bari, avviò subito un’inchiesta interna: interrogò il personale e fece analizzare i video della sicurezza. Verificò che una signora con le iniziali fornite dall’avvocata aveva effettivamente acquistato il biglietto; però non si era presentata all’imbarco, quindi non poteva essere stata coinvolta nel fatto. Insomma, la vicenda era frutto di fantasia.

C’è chi, dopo una rivelazione del genere, avrebbe preso con molte più cautele le successive notizie degli avvocati. Ma non i giornalisti, che continuano tuttora a pubblicarle. Sembra che da tutta Italia la gente arrivi a Bracciano, città dove eserciterebbero i due avvocati, per esporre i loro casi: situazione quanto mai strana, se si pensa che il loro studio non dispone di un sito internet, e che trovare un loro recapito è impresa quanto mai ardua (tanto per fare un esempio, per trovare la signora A.O. bisogna andarla a cercare sul sito dell’ordine degli avvocati di Civitavecchia; difficile arrivarci per caso, se non si sa già dove cercare).

Ma qual è la causa del successo delle storie di A.O. e G.C.? Oltre al fatto che con i loro comunicati i due avvocati raccontano spaccati interessanti e a volte divertenti dei cosiddetti “tempi moderni” (fra i tipici argomenti delle “notizie” ci sono le multe, i figli “bamboccioni”, la burocrazia, i divorzi, Facebook), il sito malainformazione.it ne ha individuate quattro:

(1) innanzitutto perché ormai la basilare verifica delle ‘notizie’ è diventata un optional, affiancato dal fatto (2) che il web ha moltiplicato il fenomeno del Copincollismo: come vedete anche qui sopra, ‘pubblicare una notizia’ è diventato semplicemente copincollarla in un altro monitor, sotto l’egida apparente di un’altra testata e (3) – mancanza altrettanto fondamentale – non citando la fonte originaria. In questa scheda abbiamo anche aggiunto che (4) la mancanza di memoria professionale (parte integrante di una capacità professionale compiuta), e dunque la superficialità, è semplicemente stucchevole.

Probabilmente questi fattori sono gli stessi che entrano in gioco quando i media ripropongono le storie di limoni mutanti e santoni che si cibano di aria, senza prendersi l’obbligo della verifica delle fonti. Dopotutto, come lo stesso G.C. ha sibillinamente affermato in un’intervista al Giornale:

È compito della stampa cercare riscontri.

Foto di Dr Purna Sreeramaneni su Unsplash

Sofia Lincos

Sofia Lincos collabora col CICAP dal 2005 ed è caporedattrice di Queryonline. Fa parte del CeRaVoLC (Centro per la Raccolta delle Voci e Leggende Contemporanee) e si interessa da anni di leggende metropolitane, creepypasta, bufale e storia della scienza.

5 pensieri riguardo “Produttori di bufale

  • Grazie per questa che ritengo buon informazione. Tra l’ altro, della serie: un cognome, un destino, i due avvocati si prestano ad un ulteriore titolo-bufala: A BRACCIANO AVVOCATO DENUNCIATO PERCHE’ CANZONA GLI ORECCHIONI. Non facciamo però di ogni erba un fascio, altrimenti ognuno darà credito solo a ciò che gli conviene. A questo proposito mi sembra interessante la pagina (in English) di Wikipedia sull’ Inedia (fa anche rima) in cui si parla, per l’ appunto, anche di Prahlad Jani. E’ qui:
    http://en.wikipedia.org/wiki/Inedia .

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  • Al riguardo, ho personalmente scritto più volte a redazioni di giornali online che pubblicavano notizie comunicate dagli ineffabili avvocati, ma mai, mai, mi hanno risposto.
    Come si potrebbe efficacemente coinvolgere la stampa -almeno quella seria, almeno quella online- ed ottenere che ci diano retta?
    Le notizie online sono troppo veloci, e avere molti click è troppo importante. Per questo, credo, simili notizie trovano facile accoglimento. Che importa che siano vere, basta che attirino visite.
    Probabilmente si tratta dei pronipoti di quelli che scrivevano i titoli per “Cronaca Vera”…

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