19 Aprile 2024
Il terzo occhio

Quel diavolo di un Napoleone

Articolo di Roberto Labanti e Sofia Lincos

Nei giorni scorsi, in occasione di un presunto (e anonimo) avvistamento del fantasma di Napoleone a Lucca, lo scrittore Vittorio Messori ha pubblicato un articolo sul Corriere della sera in cui si racconta di un curioso avvistamento di Napoleone… ben prima della sua nascita.

La storia sarebbe questa: nel Duecento viveva a Lucca santa Zita, che per tutta la sua esistenza lavorò come domestica in una ricca famiglia della città, quella dei Fatinelli, compiendo miracoli e praticando opere di modestia e carità. Durante le sue veglie, la futura santa sarebbe stata tormentata da demoni che volevano distrarla dalla retta via; tra questi, un diavolo che, sotto la minaccia del rosario, sarebbe stato obbligato a rivelare il suo nome: Napoleone. Messori commenta:

Un nome insospettabile perché, come si diceva, sta in un volume stampato quasi un secolo prima dell’apparizione del Buonaparte. Tra l’altro, sarebbe sorprendente come invenzione della santa: quel nome era assai raro se non quasi inesistente in Italia, anche a causa della proibizione della Chiesa di battezzare bambini che non avessero un patrono in Cielo.

Come dire che a Lucca il fantasma di Napoleone forse non c’è, ma almeno un demone con quel nome sì, sinistro presagio di ciò che sarebbe accaduto oltre cinquecento anni dopo.

Nelle diverse agiografie della santa che abbiamo potuto consultare, non siamo riusciti a individuare il racconto citato da Messori, che l’ha ripreso, dice, da una non meglio identificata “biografia stampata all’inizio del Settecento”. Nel caso in cui qualcuno fosse in grado di individuare la fonte precisa, saremmo molto interessati a conoscerla.

Un Napoleone, comunque, nelle storie relative a santa Zita c’è. Non riguarda qualcosa capitatole in vita, ma un miracolo post mortem, che il notaio lucchese ser Fatinello di Megliore Fatinelli registra il 5 maggio (sic!) del 1300: la liberazione di un’indemoniata per intercessione della santa.

Il manoscritto originale in latino con la raccolta di miracoli di Ser Fatinello era andato perduto già nel Cinquecento, ma una copia parziale venne conservata dalla famiglia Fatinelli; a questa fanno riferimento le numerose agiografie scritte nei secoli successivi. Riassunta almeno già nella Vita e miracoli della vergine beata Zita di Per Giovanni Federighi (1582), fu poi pubblicata in appendice alla “Vita” di Zita negli Acta Sanctorum (1675) che i gesuiti belgi poi noti come Bollandisti (dal nome del fondatore), stavano allora compilando, con l’obiettivo di fondare la storia dei santi sulle fonti maggiormente affidabili.

L’episodio riguarda una donna della montagna, Monaca di Sillico, che da cinque anni era turbata da due demoni: i loro nomi erano Nappoleone e Soldano. Recatasi presso la chiesa di San Frediano di Lucca, dove era sepolta Zita, fu liberata.

Presagio di un “satanico” Napoleone Bonaparte, dunque? Occorre dire, tanto per cominciare, che nel manoscritto del nostro notaio i nomi di demoni sono diversi, tutti regolarmente scacciati grazie alla provvidenziale Zita: ci sono ad esempio Uguccione da Calavorno e Lupardo di là dal Mare, che tormentavano una certa Bonuccia da Calavorno, c’è Pintello da Controne che non lasciava in pace Maria Bonfigli, anche lei di Controne; mentre Jacopina da Coreglia era posseduta da un diavolo chiamato Sanna da Coreglia, e, Megliora da Montano che, già liberata da 23 dei 24 spiriti maligni che abitavano nel suo corpo, rimase sola in compagnia di Genziano di Corsica fino all’intervento di santa Zita (il manoscritto non ha purtroppo tenuto traccia dei 23 demoni chiamati per nome da Palmaria da Casciana, che dopo essere stata liberata non ricordava più).

Come si vede i diavoli non avevano solo un nome, ma anche una provenienza geografica ben definita (che, dettaglio curioso, spesso coincideva con quella del posseduto, rendendo demone e indemoniato “compaesani”). Anche il “nostro”, non era certo un Napoleone qualsiasi, ma un ben più esauriente Nappoleone da Sillico; il che dovrebbe almeno far nascere qualche dubbio in chi vorrebbe identificarlo con il più noto “Napoleone da Ajaccio”.

Inoltre, va anche detto che il nome di Napoleone o le sue varianti non erano così rare all’epoca di santa Zita. La storia ci ha tramandato, ad esempio, Napoleone Orsini fatto cardinale nel 1288 e diversi suoi omonimi, conti di Tagliacozzo; e poi ancora un Napoleone della Torre, morto nel 1260, e un Napoleone Alberti, alfiere della causa ghibellina.

Quest’ultimo, in particolare, all’Inferno ci finì davvero, almeno in letteratura: compare infatti nella Divina Commedia, tra le anime dei traditori dei parenti (aveva scatenato una guerra contro il fratello Alessandro Alberti, che invece era guelfo, e che per par condicio Dante collocò ugualmente all’Inferno). Non sappiamo se l’indemoniata devota a santa Zita ne conoscesse la storia, ma è almeno la testimonianza che quel nome, nell’Italia del Duecento, era già ben presente, e anche protagonista di efferati fatti di sangue.

Alla luce di questo, l’apparizione del nome di Napoleone tra i miracoli della santa somiglia molto meno a una profezia, e molto più a una semplice coincidenza.

Immagine: Il corpo mummificato della santa presso la basilica di San Frediano a Lucca, foto di Sailko, da Wikimedia Commons, licenza CC BY 3.0

5 pensieri riguardo “Quel diavolo di un Napoleone

  • Cari Roberto e Sofia, stavolta son convinto abbiate ragione Voi e non Vittorio, il Messori. Che il nome Napoleone, con le sue varianti, esistesse anche ai tempi di Santa Zita, non vi sono dubbi. Tra i Santi Martiri vi è un Neopulus martirizzato dai dioclezianiani assieme ad altri 3 nel IV Secolo. Fu opportunamente ripescato, per l’ appunto, ai tempi del Corso. Che si è sempre dichiarato Cristiano e Cattolico, anche se per far della Religione Instrumentum Regni nel “corso” di “bonaparte” della sua vita, a mio immodesto giudizio. Speriamo, per lui, sia stato sincero almeno in punto di morte.
    http://www.tempi.it/blog/evidenza-di-dio-e-della-divinita-di-gesu-cristo-sentiamo-napoleone#.WQ7RoFXyivE

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  • Leggendo le amenità di Messori, mi viene da fare una riflessione: c’è poco da fare. Per essere credenti, essere stupidi non è affatto un prerequisito necessario. Ma, una volta abbracciata la fede, questa istupidisce. Tutti, indistintamente. Chi più e chi meno, ma indistintamente tutti.

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  • Ho trovato uno studio interessante e mi sembra approfondito sul nome Napoleone. Anche da questo se ne deduce che non era ignoto ai tempi di Santa Zita. Anzi, essendo uno di quei nomi rari usati nelle famiglie nobili, poteva attrarre genitori che avessero obiettivi ambiziosi sui loro figli. Le imprecisoni di Messori però non sono prova della non esistenza e della non Santità di Zita, modesta colf del XIII Secolo.
    https://goo.gl/ShfgUW

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  • Alcune aporie nel racconto. Nel XIII secolo non era obbligatorio dare ai battezzati nomi di santi (invito solo successivo al Concilio di Trento). Napoleone è un nome attestato nel basso medioevo tra Lucca, Garfagnana e Lunigiana (da dove proviene la famiglia Buonaparte, poi passata in Corsica). Infine Vittorio Messori fa di questi scherzi, come i falsi avvistamenti di Ufo e incisioni rupestri sul monte Musiné, da lui inventati per Stampa Sera negki anni ’70 (sua confessione nel libro con Cazzullo Mistero Torino)

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