16 Aprile 2024
Il terzo occhio

Meningite da meningococco: niente panico!

Articolo di Graziella Morace – Primo ricercatore Centro Nazionale per il Controllo e la Valutazione dei Farmaci – Istituto Superiore di Sanità, Roma*

Da ormai oltre un anno, uno degli argomenti presenti con maggiore frequenza sui mezzi d’informazione e sul web è la meningite da meningococco. Quasi ogni giorno sono riportate notizie di casi, spesso mortali, a carico di individui di diverse età. Come conseguenza si è creata una generale sensazione di apprensione e disorientamento tra la popolazione, e il timore che in Italia sia in atto un’epidemia di meningite sta spingendo un numero sempre maggiore di persone ad affollare le ASL con la pressante richiesta della vaccinazione anti-meningococco. Purtroppo anche le esortazioni alla vaccinazione dei bambini, pur giuste e necessarie specialmente in questo periodo di diminuita adesione a causa delle tante accuse infondate ai vaccini, hanno avuto l’effetto collaterale di innalzare il livello di preoccupazione.

Ma è veramente un’emergenza? Siamo veramente in presenza di un’epidemia e dobbiamo correre ai ripari?

Per cercare di chiarire un po’ la situazione, esaminiamo alcuni punti fondamentali:

1) Come e dove si può venire in contatto con il meningococco?

Partiamo da un concetto essenziale ma poco noto: il meningococco è presente normalmente nel rinofaringe di circa il 4,5% dei bambini, 23% degli adolescenti e 10% degli adulti. Tali soggetti vengono definiti portatori sani faringei poiché non mostrano alcun sintomo, e in genere eliminano il meningococco in alcuni mesi grazie alla risposta anticorpale, ma possono trasmetterlo ad altri individui attraverso respiro, tosse, starnuti, condivisione di giochi o altri oggetti su cui siano cadute microgocce di saliva (goccioline di Flügge).

In alcuni soggetti, ed in particolari condizioni, il meningococco può penetrare nel circolo sanguigno e/o nelle meningi, provocando i casi detti di “malattia invasiva da meningococco”. Sono stati individuati alcuni fattori di rischio affinché ciò avvenga, tra cui: età infantile (nella fascia 0-4 anni il rischio è maggiore, specialmente nel primo anno di vita), condizioni associate a immunodepressione (ad esempio: trapianto d’organo, terapia antitumorale, terapia con cortisonici ad alte dosi), immunodeficienze congenite o acquisite, malattie epatiche croniche gravi. Esistono però anche altri fattori individuali non ancora chiariti, dal momento che vi sono numerosi individui giovani e perfettamente sani che possono purtroppo sviluppare la malattia in forma grave.

Ovviamente ci si può infettare anche venendo in contatto con un caso di meningite.

Affinché il contagio avvenga è comunque necessario essere a contatto stretto e prolungato con la persona infetta o trovarsi in ambienti molto affollati. Infatti, la propagazione del meningococco generalmente non supera il raggio di due metri dalla fonte.

2) Cos’è e come si presenta la meningite da meningococco?

Non è questa la sede per una descrizione medica della malattia, perciò ci si limiteremo a qualche semplice accenno.

La meningite è la manifestazione più comune di malattia invasiva da meningococco. I sintomi di meningite sono comparsa improvvisa di febbre, mal di testa, e rigidità del collo, spesso accompagnata da nausea, vomito, fotofobia e stato mentale alterato.

La setticemia si presenta nel 5%-20% delle infezioni invasive da meningococco, senza sintomi di meningite. Questa condizione è caratterizzata da insorgenza improvvisa di febbre ed esantema, spesso associata a ipotensione, shock ed insufficienza multi-organo.

Presentazioni meno comuni di malattia meningococcica includono polmonite (dal 5% al 15% dei casi), artrite (2%), otite media (1%), e epiglottite (meno dell’1%).

Nei neonati alcuni di questi sintomi non sono evidenti. Si possono però presentare febbre, convulsioni, pianto continuo, irritabilità, sonnolenza e scarso appetito.

Le manifestazioni descritte possono essere sufficienti ad allarmare il personale sanitario, anche se la diagnosi definitiva di infezione invasiva da meningococco si può porre solo ritrovando il germe nei fluidi biologici, cioè nel sangue e nel liquor. Comunque, quando la sintomatologia è molto sospetta viene generalmente avviata una terapia a base di antibiotici e cortisonici ancor prima della conferma diagnostica, poiché in tali casi la tempestività di intervento è essenziale, dato che i tassi di mortalità e invalidità sono molto elevati.

3) Siamo davvero in presenza di un’epidemia?

Secondo quanto riportato pochi giorni fa dagli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) “si tratta solamente di una “epidemia mediatica”, in cui il patogeno, che si sta moltiplicando a dismisura, contagiando giornali e lettori, è semplicemente la notizia giornalistica”.

Ad aumentare il clima di incertezza è il fatto che vengono riportati indiscriminatamente anche casi di meningite provocati da altri batteri come lo pneumococco, l’emofilo di tipo B, il bacillo della tubercolosi, stafilococchi, streptococchi e batteri coliformi. Oltretutto, i mezzi di informazione mettono spesso in grande evidenza anche casi sospetti, ma non accertati, e tendono a citare lo stesso caso più volte riportandone il decorso o l’esito, dando così la sensazione che il numero di casi sia più elevato di quanto è in realtà.

Del meningococco esistono diversi sierogruppi: A, B, C, Y, W135, X, di cui il più aggressivo è il meningococco C, che insieme al B è il più frequente in Italia e in Europa.

Il motivo della crescente preoccupazione per la meningite è l’insolito aumento, dal gennaio 2015, dei casi dovuti a meningococco di sierogruppo C nella regione Toscana.

La diffusione delle malattie batteriche invasive in Italia è soggetta a sorveglianza da parte dell’ISS. L’ultimo rapporto pubblicato mostra che il numero di casi di meningite dovuti a tutti i microrganismi sopra elencati è passato da 1479 nel 2014 e 1815 nel 2015 a 1376 nel 2016, quindi con una discreta diminuzione: i casi di meningite da pneumococco nel 2016 sono stati 940, rispetto ai 1256 casi del 2015 e quelli da emofilo 80, rispetto ai 131 del 2015.

Tuttavia, i casi di malattia batterica invasiva dovuti a meningococco mostrano un incremento nel 2015 e nel 2016 rispetto agli anni precedenti. Il numero dei casi verificatisi negli ultimi due anni, aggiornati al 2/1/2017, è comunque molto simile, non si osserva cioè una tendenza all’aumento.

Secondo l’ISS, nel 2015 e nel 2016 si sono verificati in Italia poco meno di 200 casi di malattia invasiva da meningococco, la maggior parte dei quali causati dai sierogruppi B e C. Il numero maggiore si è riscontrato in Toscana, con 41 casi nel 2016, di cui 30 da meningococco C, a causa della circolazione di un clone particolarmente aggressivo.

Comunque, come sottolineato anche dal Presidente dell’ISS, per la meningite in Toscana non si può parlare di epidemia, ma solo di focolaio epidemico, poiché si tratta di un aumento di casi nel tempo ma su un territorio limitato.

In effetti, le epidemie di meningite meningococcica (secondo la definizione dell’OMS si parla di epidemia quando si verificano più di 10 casi su 100.000 abitanti nell’arco di 3 mesi) sono per fortuna rare nei paesi sviluppati perché i casi di meningite/setticemia vengono prontamente isolati e assistiti e si esegue profilassi antibiotica dei contatti stretti, ovvero le persone che hanno trascorso più di 4 ore col paziente nei 7 giorni precedenti la comparsa dei sintomi.

4) Come si previene la meningite da meningococco?

La vaccinazione è sicuramente lo strumento più efficace per la prevenzione delle meningiti batteriche. In Italia sono disponibili diversi vaccini contro batteri che possono provocare meningite: contro l’emofilo di tipo B, contro lo pneumococco e contro il meningococco.

Esistono tre tipi di vaccino anti-meningococco: il vaccino coniugato contro il meningococco di sierogruppo C (MenC), il più frequentemente utilizzato, che protegge solo dal sierotipo C; il vaccino coniugato tetravalente, che protegge dai sierogruppi A, C, W e Y; il vaccino contro il meningococco di tipo B, che protegge esclusivamente contro questo sierogruppo.

Alcuni vaccini sono già raccomandati ed offerti gratuitamente, altri invece lo saranno appena entrerà in vigore il nuovo Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale.

La schedula vaccinale attualmente in vigore prevede la vaccinazione anti-meningococco C nei bambini che abbiano compiuto un anno di età, mentre è consigliato un richiamo con vaccino tetravalente anti-meningococco A,C,W,Y per gli adolescenti. Il vaccino tetravalente è consigliato anche per gli adolescenti che non sono stati vaccinati da piccoli.

Inoltre il vaccino è fortemente consigliato alle persone a rischio, o perché affette da patologie che rappresentano fattori di rischio noti (per esempio, malattie epatiche croniche gravi, immunodeficienze congenite o acquisite, talassemia, diabete), o per la presenza di particolari condizioni di vita (lattanti che frequentano gli asili nido, ragazzi che vivono in collegi, frequentano discoteche, dormono in dormitori, reclute militari). La vaccinazione è anche raccomandata a chiunque debba recarsi in regioni del mondo dove la malattia meningococcica è molto diffusa, come ad esempio alcune zone dell’Africa. Al di fuori di questi casi, comunque, chi vuole può richiedere la vaccinazione, anche se non gratuitamente, rivolgendosi alla ASL o facendosi prescrivere il vaccino dal proprio medico di base.

La vaccinazione contro il meningococco B prevede diversi dosaggi a seconda dell’età in cui si inizia a vaccinare, anche se il vaccino è indicato soprattutto al di sotto di un anno di età. Al momento, questo vaccino è gratuito solo in alcune Regioni, ma presto dovrebbe esserlo a livello nazionale.

Per quanto riguarda la situazione in Toscana la Regione, d’accordo con l’ISS e con il Ministero della Salute, ha deciso di offrire la vaccinazione contro il meningococco C in maniera estesa e gratuita a tutti gli abitanti. Questa decisione ha contribuito a contenere il numero di casi, anche se non a normalizzare del tutto la situazione. Infatti attualmente è stato vaccinato contro il meningococco C circa il 35% della popolazione toscana, ma la copertura da raggiungere per ridurre la circolazione di questo patogeno, in modo da limitare fortemente il numero di casi (per il meccanismo dell’“immunità di gregge”), sarebbe almeno del 90%.

Ovviamente, questo obiettivo non deve essere raggiunto solo in Toscana e solo per il meningococco C, ma è necessario che tutti i bambini su tutto il territorio nazionale vengano vaccinati contro i due ceppi prevalenti in Italia, poiché in tal modo il numero di portatori sani faringei dell’età pediatrico-adolescenziale sarebbe drasticamente ridotto, abbattendo il rischio per tutte le fasce di età.

5) Che fare dopo il contatto con un caso di meningite?

Dopo un contatto stretto con un malato di meningite è opportuno ricorrere alla profilassi antibiotica, sotto controllo medico.

Per contatto stretto si intende una persona che abbia trascorso più di 4 ore col malato nei 7 giorni precedenti, ovvero:

  • conviventi del malato

  • persone che hanno frequentato la casa dell’ammalato

  • colleghi che lavorano nella stessa stanza

  • bambini che frequentino la stessa classe del malato

  • persone esposte direttamente alle secrezioni del malato nei sette giorni precedenti l’esordio (baci, spazzolino da denti, stoviglie, giocattoli)

  • personale sanitario se ci sono stati contatti non protetti durante manovre a rischio come intubazione o respirazione bocca-bocca.

La sorveglianza dei contatti è prevista per 10 giorni dall’esordio dei sintomi del paziente, poiché il periodo di incubazione è generalmente 3-4 giorni, ma può protrarsi fino a 10 giorni.

La profilassi antibiotica non è invece indicata per i contatti non stretti. Questi includono: i contatti casuali, ovvero quando non c’è stata nessuna esposizione diretta alle secrezioni orali del malato, per esempio compagni di scuola di altre classi; i contatti indiretti, cioè coloro che non hanno avuto contatti con il malato, ma esclusivamente con un contatto stretto; il personale sanitario che non è stato direttamente esposto alle secrezioni orali del paziente.

Immagine: MRI in un caso di meningite batterica, di MBq, da Wikimedia Commons, CC BY-SA 3.0

* Precisazione: le opinioni qui espresse sono personali e non impegnano l’Istituto Superiore di Sanità.

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