15 Aprile 2024
A che punto è la notte

A che punto è la notte 20 – Minima mysteria

Con questa rubrica facciamo il punto sui mysteri di vecchia data, che esercitano ancora tutto il loro fascino pur essendo già stati smentiti e razionalmente spiegati. Oggi vi offriamo una miscellanea di misteri su argomenti vari.

E’ dicembre. Qualcuno lo definisce “il venerdì dei mesi”, qualcun altro comincia a entrare nell’atmosfera festosa già a novembre, qualcun altro vorrebbe prendere a randellate la categoria precedente, un po’ tutti indistintamente tiriamo le somme dell’anno trascorso. Potevamo forse noi esimerci dal guardarci indietro e ripercorrere mentalmente il primo anno di questa rubrichetta? No, non potevamo. Anche perché sennò non avremmo avuto questa consueta introduzione ricca di blablatitudine che sospettiamo solo in pochi abbiano continuato a leggere dopo le prime tre puntate.

Tornando un minimo seri: è un bel traguardo, il primo anno di una rubrica, ne siamo decisamente soddisfatti. Questi venti episodi hanno avuto sorti alterne, ma è stato divertente scriverli tutti, soprattutto quelli su argomenti e mysteri che abbiamo approfondito per la prima volta in questa occasione e che ci hanno permesso di imparare qualcosa di nuovo. (No, non lo so perché mi sono messa a scrivere al plurale, ora smetto). E’ stato stimolante anche continuare a cercare nuovi temi che potessero avere qualche interesse, scoprendo che c’è sempre un mistero dietro l’angolo, anche quando penseresti di averli ormai esauriti tutti. E ce ne sono parecchi che ho dovuto lasciare fuori, per non rischiare di scrivere su ogni argomento un trattato enciclopedico: qualcuno l’ho sacrificato consapevole che era stato trattato ampiamente (e meglio) altrove, altri perché troppo simili ai loro compagni di articolo, altri ancora non avevano ottenuto una spiegazione del tutto soddisfacente, qualcun altro semplicemente per mancanza di spazio o di tempo per approfondirlo.

Però sono rimasti lì, fra i segnalibri e le cartelle dei preferiti, e a rileggerli ora forse sono stata troppo severa nel giudizio, perciò ve li propongo ora, sempre senza pretese di completezza e in amabile (quanto ansiogeno per i maniaci del controllo come me) ordine casuale.

S-F_Spaceman1) La foto dell’astronauta di Solway

Una delle foto che tutti gli appassionati di mysteri e aspiranti indagatori incrociano a inizio “carriera”. In primo piano una bimba dal discutibile taglio di capelli evidentemente home-made, seduta sorridente in un prato, e alle sue spalle un’alta figura che indossa una tuta bianco-azzurrina e forse una sorta di casco integrale con visiera. Siamo nel 1964 e l’autore della foto, Jim Templeton, ha sempre dichiarato che quel giorno nel prato non c’era nessun altro ad eccezione della sua famiglia e due anziane signore sedute in auto poco distante.

Esclusa quindi la possibilità – remota ma non impossibile – che si trattasse di un apicultore, per anni ufologi e believer hanno visto nell’immagine la prova che è possibile fotografare entità spazio-temporalmente invisibili all’occhio umano, suffragando la propria tesi con il risultato delle analisi condotte dalla Kodak, secondo cui la foto non era stata in alcun modo manipolata.

Negli ultimi anni però diversi studiosi avevano comunque ipotizzato che la misteriosa figura non fosse altro che una persona normale, offuscata da una serie di artifizi dovuti allo strumento utilizzato e alle condizioni di ripresa. Nel 2014, poi, David Clarke ha riportato in un suo libro un’ipotesi originariamente avanzata su Reddit e successivamente ripresa da Rational Wiki, basata sull’analisi di un’altra foto scattata nella stessa giornata: in quest’ultima è visibile la moglie di Templeton, con indosso un vestito azzurro chiaro e quelli che sembrano capelli castani corti.

L’astronauta quindi non sarebbe altri se non la moglie di Templeton, che ha fatto involontariamente photobombing al marito con il vestito diventato bianco per la sovraesposizione. Templeton a sua volta non si è accorto del passaggio della donna perché con l’obiettivo usato parte dell’inquadratura non è visibile al fotografo. La parte superiore del presunto “casco spaziale” è con ogni probabilità un cappellino o qualcosa di simile.

Misurazioni ed esami successivi dei tre scatti dimostrano la totale plausibilità di questa ipotesi, ma questo non ha naturalmente scoraggiato gli alternativisti, che persistono nel ritenerla un’autentica foto ufologica e narrano di misteriose visite dei men in black a casa di Templeton.

2) L’impronta del corpo di Margaret Schilling8490e8b20c16c23c1c08e8de0599ecc5

Il manicomio di Athens, in Ohio, non ha mai goduto di buona fama: nato per occuparsi di persone affette da problemi mentali e veterani della Guerra Civile con quello che oggi chiameremmo disturbo post traumataico da stress, l’istituto venne usato per decenni dagli abitanti della zona per abbandonare ragazzi problematici o anziani troppo faticosi da gestire. Così, a poco a poco, è diventato un luogo orrendo in cui i malati venivano nella migliore delle ipotesi lasciati a sé stessi e nella peggiore abusati e maltrattati, e i loro spiriti – si narra – tornavano spesso ad infestarlo, specie dopo la sua chiusura.

Fra tutti, il fantasma più drammaticamente famoso è quello di Margaret Schilling, della cui patologia si sa poco, forse era sorda o aveva un ritardo mentale: quello che è certo è che nel 1979 scomparve e venne ritrovata solo 42 giorni dopo. Morta, ovviamente, in una stanza chiusa dell’ultimo piano, nuda, e in un così avanzato stato di decomposizione da aver lasciato un’impronta sul pavimento di cemento. Perché fosse nuda e di cosa sia realmente morta (inedia, probabilmente) non lo si è mai potuto stabilire, ma sono state condotte alcune indagini sulla macchia, che ne hanno confermato la tragica origine, sebbene sia stata resa più visibile e marcata dai solventi utilizzati in un primo momento per pulirla.

Gli abitanti del posto, comunque, raccontano di vedere ancora lo spettro di Margaret alla finestra di quella stanza in cui nessuno andò a cercarla.

picamaro01b3) La foresta maledetta Hoia-Baciu

Si trova in Romania questo inquietante bosco, circondato dalle più svariate leggende, a cominciare da quella, celeberrima, del pastore che si inoltrò nella foresta con il suo gregge di 200 pecore senza che si trovasse mai più alcuna traccia di nessuno di loro, o della bambina che scomparve nel nulla per ricomparire, esattamente identica e convinta che fossero trascorse poche ore, 5 anni dopo. In alcune zone del bosco non è mai cresciuta vegetazione, molti coraggiosi che vi si avventurano accusano malesseri e nausee, gli alberi hanno strane forme contorte e sui tronchi scheletrici a volte si possono intravedere volti umani; nel 1968 vi furono fotografati dei nitidi oggetti volanti non identificati.

Confesso di non aver trovato alcuna fonte in italiano o in inglese che smontasse in maniera articolata la storia di Hoia-Baciu. In compenso, l’Internet è pieno di siti che ne raccontano gli orrori e i misteri, ivi compresa l’ipotesi che la foresta fosse al centro di Atlantide. Tuttavia, a me personalmente non pare ci sia molto di concreto: esistono numerosi casi di foreste e boschi in cui gli alberi hanno assunto forme strane, e sebbene i biologi non abbiano ancora trovato una risposta univoca al fenomeno, tuttavia sono state avanzate delle ipotesi, tutte plausibili e scientifiche. Per quanto riguarda invece i malesseri e le apparizioni spettrali, mi sento di avanzare io stessa una teoria: suggestione (e pareidolia, ovviamente). In merito invece alle presunte foto di UFO scattate da Emil Barnea, come dice l’autore di questa disamina di un documentario dedicato alla foresta, “sembrano un po’ troppo dischi volanti per esserlo veramente.”

4) Ada Constance Kentimage28-e1431893353287

Questo è uno di quei casi in cui si fondono alla perfezione mistero e mystero (e che avevo lasciato fuori per evitare l’infondatissima accusa di fare le preferenze quando si parla di criminologia e affini).

Ada Kent era un’attrice dell’epoca del muto che, col passare degli anni, aveva scelto di vivere sempre più reclusa e segregata dal mondo nel suo cottage nell’Essex. Nel 1939, infine, sparì nel nulla. La polizia entrò nel cottage in cerca di indizi, e lo trovò in perfetto stato, con tanto di vassoio per la cena ancora sul tavolo. Della donna, però, nessuna traccia. Dieci anni dopo, la banca presso la quale Ada aveva un conto chiese alla polizia di riaprire le indagini, perciò il cottage fu riaperto e ritrovato esattamente nello stesso stato, tranne per una parte di solaio che era caduta a ostruire la porta della camera da letto. Gli agenti si fecero strada fra i detriti e nella stanza trovarono uno scheletro, con indosso un vestito di Ada e una bottiglia di veleno poco lontano.

Non era chiaro come nessuno l’avesse rinvenuto durante i primi sopralluoghi, tuttavia il caso sembrava comunque risolto. Potete immaginare la sorpresa di tutti quando la sezione scientifica di Scotland Yard dichiarò che lo scheletro era troppo grande per essere quello di Ada Constance Kent. E di chi era allora? Chi l’aveva messo lì con tanta cura e tanta messinscena? Dov’era Ada?

A tutt’oggi non è stato possibile rispondere a queste domande, sebbene in molti ipotizzino che lo scheletro sia di qualcuno che ha occupato abusivamente la villetta e che potrebbe aver lasciato il vassoio, il libro aperto e tutto il resto. O forse, semplicemente, già all’inizio c’è stata un po’ di enfasi giornalistica su dettagli non accertati, tanto che i diversi resoconti non collimano molto. La sorte di Ada però rimane avvolta nel mistero.

don-decker5) Donnie Decker

Oltre a essere uno dei pochissimi casi di “vero evento paranormale” cui Hollywood non ha ancora attinto per uno dei consueti film horror di metà stagione, quello del Rain Boy è riportato su tutte le fonti alternativiste come uno dei casi di possessione/poltergeist più documentati della storia. In effetti, la versione più diffusa della storia appare abbastanza solida, con una serie di fenomeni che si sono ripetuti più volte nell’arco di alcuni giorni e almeno nove diversi testimoni, fra cui diversi agenti di polizia e sacerdoti, che vi hanno assistito in prima persona.

Siamo nel 1983 in Pennsylvania: Donnie Decker ha ricevuto un permesso speciale dalla prigione in cui sta scontando la pena per ricettazione al fine di poter partecipare ai funerali del nonno. Per il giovane è l’occasione di chiudere i conti con il passato di abusi sessuali cui l’uomo l’ha sottoposto da quando aveva sette anni, senza che nessuno ne sapesse mai niente.

La possessione demoniaca iniziò la sera stessa del funerale, mentre Donnie si trovava ospite in casa di una coppia d’amici: lì provò una terribile sensazione di freddo e paura, e dal soffitto del bagno cominciò a cadere una sottile pioggia. Nei giorni successivi, Decker “fece piovere” in almeno altre due o tre occasioni, si ustionò le mani solo stringendo un crocifisso e levitò in aria. I poliziotti chiamati dagli amici dell’uomo dichiararono che la pioggia era causata da una perdita delle tubature e che non era necessario investigare oltre. Donnie tornò in prigione poco dopo, ma la pioggia continuò a seguirlo, così le autorità decisero di chiedere a un sacerdote di eseguire un esorcismo sul ragazzo: appena entrato nella cella, il sacerdote raccontò poi di aver sentito un odore immondo, come quello che si sente a volte nelle stanze dei malati terminali ma mille volte più intenso, un indiscutibile segno di presenza diabolica. Il prete condusse l’esorcismo e da quel momento i fenomeni cessarono per sempre.

psy_don_decker3Quasi tutte le fonti definiscono il caso paranormaleinsoluto, ma non è esattamente così: Joe Nickell ha condotto anche in questo caso un’ottima indagine e ha raggiunto conclusioni un po’ diverse. Sebbene siano disponibili le testimonianze di nove diverse persone, si tratta quasi sempre di individui profondamente religiosi, che potrebbero aver forzato gli accadimenti all’interno di uno schema mentale precostituito. Gli agenti di polizia, infatti, non sembrano altrettanto concordi nel definire straordinari gli eventi, anzi, l’ipotesi che si sia trattato di una tubatura scoppiata o di una perdita è quanto di più plausibile potesse essere proposto, visto che i fenomeni si sono verificati durante alcuni giorni piuttosto tiepidi che stavano facendo sciogliere la neve sui tetti, e la prima pioggia cadde proprio all’ultimo piano. Anche la levitazione e la conseguente spinta violenta che sbatté Decker contro il muro rientrano nei canoni tipici di vicende del genere, e non sono effetti impossibili da ottenere da soli: in quasi tutti i casi di poltergeist o possessioni i protagonisti sono stati colti a provocarsi tagli e ferite magari a forma di simboli religiosi, a scagliare oggetti da una parte all’altra delle stanze e lanciarsi loro stessi contro le pareti. Se Decker l’abbia fatto perché desideroso di attenzioni o perché affetto da turbe psichiche non è stato possibile stabilirlo, ma ancora una volta è decisamente molto probabile che si sia trattato di una messinscena travisata dai testimoni per farla corrispondere alla loro visione del mondo.

le_loyon6) Le Loyon

Poi ci sono i mysteri che pure Peppa Pig capirebbe che lo sono, ma cui tu personalmente non puoi resistere: non esiste infatti al mondo un solo esemplare di fan di Doctor Who che non vada cretinamente in brodo di giuggiole quando vede una maschera antigas fuori contesto. In questo caso poi, la storia è abbastanza particolare e innocua, quasi malinconica, e va bene per una storiella da pomeriggio d’inverno.

Per dieci anni, una figura misteriosa ha percorso ogni giorno lo stesso sentiero nei boschi di Maules, in Svizzera. Indossava un mantello militare, una tuta e una maschera antigas. Decine di testimoni dichiarano di averlo incontrato e finalmente nel 2013 qualcuno è riuscito a fotografarlo di nascosto. L’interesse suscitato da questa foto e dai successivi articoli giornalistici, ha convinto Le Loyon a sparire di circolazione, lasciando nel bosco mantello e maschera insieme alle sue “ultime volontà“: qui dice di temere “una caccia alla Bestia” e invita tutti a leggere Leopold von Sacher-Masoch per capire meglio il mondo.

Bella storia. Durata in tutto circa due mesi totali. La prima citazione di Le Loyon, infatti, è concomitante con la comparsa della foto; degli avvistamenti nei dieci anni precedenti nessuno aveva mai sentito parlare prima d’allora. E se davvero la strana figura intabarrata ha percorso per così tanto tempo la stessa strada come mai nessuno è mai riuscito ad avvicinarlo o fotografarlo in maniera più decente?

Immagine di apertura: Foto di Joe da Pixabay

Un pensiero su “A che punto è la notte 20 – Minima mysteria

  • Mi ha fatto sorridere il “discutibile taglio di capelli”…. Ai tempi era normale…. Per il bosco in Romania, non ci resta che andare a vedere di persona

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