20 Aprile 2024
Dal mondo

Corea: i ventilatori della morte

La presente traduzione è autorizzata da Skeptoid Media, Inc. sulla base dell’articolo originale a firma di Brian Dunning, pubblicato su Skeptoid. Copyright Skeptoid Media, Inc. Si ringrazia Paolo Marco Ripamonti per la traduzione.

Oggi punteremo il nostro sguardo scettico verso una diceria proveniente dalla Corea; una cosa che farà scuotere la testa a parecchi occidentali. Molti coreani credono che dormire in una stanza con un ventilatore acceso sia potenzialmente letale, al punto che medici e società di prevenzione sconsigliano formalmente di farlo. Gli scienziati al di fuori della Corea, invece, spiegano le “morti da ventilatore” come errate diagnosi di altre condizioni, e affermano che il principio secondo cui i ventilatori dovrebbero uccidere sarebbe completamente implausibile. Alcuni coreani, però, hanno ipotizzato che potrebbero esserci spiegazioni uniche, legate alla Corea e ai coreani stessi: qualcosa legato alla fisiologia, geografia o persino ai ventilatori stessi usati nel paese. È possibile che abbiano ragione e che vi sia qualcosa oltre al semplice passaparola e al bias di conferma?

La storia dei ventilatori mortali non è molto antica; non risale nemmeno a quando si iniziarono ad usare ventilatori elettrici nel paese. La prima rete elettrica venne installata nel palazzo di Gyeongbok nel 1887, pochi anni dopo che Schuyler Wheeler mise in commercio il primo ventilatore elettrico a doppia pala. Nel 1900, società come Toshiba producevano e vendevano già ventilatori elettrici in tutta l’Asia. Dopo quasi un secolo di utilizzo senza problemi, nel 1970 i mezzi di informazione coreani iniziarono a riportare casi di “morti da ventilatore”. Capitava in estate, in stanze chiuse, e solitament coinvolgeva persone anziane che dormivano sole con un ventilatore elettrico in funzione nella stessa camera. Alla mattina la vittima era morta: unica causa ragionevole il ventilatore, ancora intento a soffiare la sua brezza mortale.

Al giorno d’oggi, le agenzie governative di sicurezza avvisano che i ventilatori devono essere usati in sicurezza. La ‘Società di Protezione dei Consumatori Coreani’ ha analizzato i rapporti di incidenti legati al caldo durante i mesi estivi per tre anni precedenti al 2006 e ha emesso delle raccomandazioni per evitare i cinque pericoli più ricorrenti: al primo posto troviamo il suggerimento di tenere la porta aperta qualora si usino ventilatori o condizionatori.

Corpi esposti a ventilatori o condizionatori per troppo tempo soffriranno di disidratazione e ipotermia. Se a diretto contatto con un ventilatore, questo potrebbe portare alla morte per aumento della saturazione di anidride carbonica e diminuzione del livello di ossigeno. Il rischio aumenta per gli anziani e i pazienti afflitti da problemi respiratori.

Dal 2003 al 2005, sono stati riportati 20 casi di asfissia causata da ventilatori e condizionatori durante il sonno. Per evitare il soffocamento impostare un timer, attivare la rotazione del flusso d’aria e lasciare aperte le porte.

Altre agenzie governative hanno emesso linee guida molto simili. Come risultato, molti dei ventilatori in commercio in Corea hanno ora un timer automatico che li spegne – per ragioni di sicurezza. Quelli prodotti dalla coreana Shinil Industrial hanno un’etichetta che dice: “Questo prodotto può causare soffocamento o ipotermia”. Questi ventilatori hanno un piccolo adesivo, un cerchio rosso su sfondo giallo, con un corpo accanto a un ventilatore elettrico.

Le domande da porsi sono: come succede e perché? Ma la prima regola da tenere a mente qualora si investighi un fenomeno peculiare è: succede davvero? Ovviamente le persone muoiono in Corea, e alcune hanno un ventilatore in funzione quando succede. Se il ventilatore sia la causa della morte è una questione per i medici coreani. Se ci sia un meccanismo plausibile per spiegare queste morti è una domanda per la scienza. Vediamo brevemente che spiegazioni sono state proposte.

Qui troviamo subito il primo segnale d’allarme. Ci sono spiegazioni di ogni genere, senza alcun accordo scientifico di massima. La più comune è il soffocamento, causato dalle correnti d’aria. La seconda l’ipotermia, causata dall’evaporazione del sudore indotta dal ventilatore. La Corea ha un clima temperato e umido tutto l’anno, specialmente durante l’estate monsonica. Le estati sono calde e umide, gli inverni freschi e secchi. Le morti da ventilatore sono un fenomeno estivo; fa caldo e c’è umido. Davvero le persone muoiono di ipotermia in queste condizioni? Sarebbe possibile, come caso limite, se la corrente del ventilatore fosse costante e sufficientemente secca. I ventilatori, però, non seccano l’aria e non ne alterano la temperatura: si limitano a smuoverla.

Alcuni hanno proposto spiegazioni basate chiaramente su errori scientifici. Pensano che le pale del ventilatore dividano in due le molecole di ossigeno, rendendole inutili o, addirittura, velenose. Altri suggeriscono che i ventilatori consumino ossigeno e producano anidride carbonica.

Non manca, come ogni buona leggenda urbana, la teoria complottista per spiegare la paura delle morti da ventilatore. Quando iniziarono ad apparire, negli anni ’70, ci si trovava in un periodo in cui l’uso di energia elettrica era in rapida crescita e il governo coreano pensò bene di diffondere queste notizie per spaventare la popolazione e far si che spegnessero i ventilatori di notte per risparmiare corrente. Come tante altre teorie della cospirazione, anche questa ha una grossa falla logica. L’uso di energia in estate è massimo durante il giorno e se il governo avesse davvero voluto creare un pettegolezzo mirato alla riduzione dei consumi, avrebbe avuto molto più senso far si che si spegnesse qualcosa durante la giornata, come i condizionatori o le luci.

Almeno un esperto occidentale ha avvalorato la teoria che sia, in effetti, proprio il ventilatore ad uccidere. Il dottor Laurence Kalkstein, dell’Università di Miami, è un climatologo e biometeorologo che studia gli effetti del tempo atmosferico su piante ed animali, umani inclusi. Durante una conferenza in Corea, ha spiegato che un ventilatore puntato su un anziano assopito in una stanza calda ne deidraterebbe la pelle, causandone la morte per stress respiratorio. Anche quando l’aria soffiata fosse umida come il monsone coreano, rimuoverebbe comunque una certa porzione di sudore dalla pelle, causando deidratazione. Per quanto ho potuto determinare, Kalkenstein non ha esaminato alcuna vittima, quindi la sua ipotesi rimane non confermata.

Ci sono, però, dei medici che hanno esaminato delle vittime dei ventilatori. Nel 2007 il dottor John Linton ha effettuato autopsie su diversi corpi e ha dichiarato all’International Herald Tribune:

Ci sono parecchie cose che potrebbero causare i decessi da ventilatore, come embolie polmonari, complicazioni cerebrovascolari o aritmie. Non ci sono prove scientifiche del fatto che un ventilatore possa essere la causa prima di morte, se usato in una stanza chiusa. Sebbene questo sia un preconcetto comune in Corea, ci sono cause perfettamente spiegabili per giustificare questi decessi.

Il dottor Lee Yoon Song ha dichiarato al Korea Times nel 2006:

I giornalisti coreani scrivono continuamente articoli inaccurati sulle morti da ventilatore, descrivendole come causate dal ventilatore stesso. Per questo motivo si ha la percezione che questo accada solo in Corea, quando in realtà questo tipo di morti è abbastanza raro. Dovrebbero raccontare i veri problemi di queste persone, come malattie del cuore o dei polmoni, che sono le vere cause di morte.

Queste opinioni dissenzienti sono minoritarie. La maggior parte dei casi esaminati dai medici coreani è spiegata con l’asfissia causata dal ventilatore. Due professori di medicina d’urgenza al Samsung Medical Center di Seoul concordano sul fatto che quando un ventilatore vi soffia in faccia, le correnti d’aria che si sviluppano riducono la pressione atmosferica anche del 20%, causando un concomitante calo della quantità di ossigeno disponibile. La vittima muore per carenza di ossigeno. Questa è la teoria prevalente tra i dottori coreani che accettano la diagnosi di morte da ventilatore.

Questa teoria è anche follemente implausibile, da un buon numero di prospettive di scienza-base. Innanzitutto non vediamo la gente stramazzare morta durante i giorni ventosi, anche se stanno seduti su una panchina rivolta verso il vento per lungo tempo. In secondo luogo, non abbiamo casi di danni cerebrali da asfissia non mortali, che sarebbero prevalenti se questa teoria rappresentasse davvero quello che accade. Terzo, il vento che vi colpisce in faccia non riduce la pressione sul viso, ma l’aumenta. Quarto, 20% è una differenza enorme; 15 km/h di vento creano circa 55 grammi di pressione su una testa di dimensioni medie, che è meno dello 0,01% della pressione atmosferica media. Il 20% indicato dai dottori del centro Samsung richiederebbe circa 100 chilogrammi di forza a livello del mare, il che richiederebbe una velocità del vento di circa 650 km/h. Se state usando il motore jet di un F-18 come ventilatore, allora potrebbe aver senso.

Quindi, come possiamo analizzare adeguatamente questo fenomeno? Se seguissimo un vero e proprio procedimento scettico, a che conclusioni giungeremmo? Analizzando i dati abbiamo visto che ci sono molte persone che sono state trovate morte vicino a un ventilatore; e che questi decessi sono stati classificati come morti da ventilatore. Abbiamo anche buone ragioni per sospettare che la causa di morte sia stata diagnosticata erroneamente: non ci sono meccanismi plausibili per cui la brezza di un ventilatore possa essere mortale. Non ci sono differenze di rilevo nel design dei ventilatori introdotte quando i primi casi vennero riportati, e non ci sono differenze tra i ventilatori coreani e quelli nel resto del mondo. Non c’è nulla di unico (per quanto ne sappiamo) nella geografia coreana che possa giustificare l’esistenza di questo fenomeno unicamente lì e non ci sono peculiarità geografiche tali da rendere pericolosa una certa tecnologia in nessuna parte del mondo. I coreani residenti all’estero non sembrano avere nessun problema con i ventilatori e non ci sono differenze note nell’anatomia dei coreani che li possano rendere particolarmente suscettibili. Di fatto, tutti i fattori che potrebbero giustificare la restrizione di questo fenomeno alla Corea non stanno in piedi.

C’è però un’ultima possibilità che possa spiegare quanto riportato e non richiede nessuna nuova scoperta anatomica o tecnologica, neppure alcuna condizione speciale. Il fatto è che ci aspettiamo una correlazione tra le morti estive e l’uso di ventilatori. La gente li usa proprio in estate, col caldo e l’afa, e quando una persona anziana, ad alto rischio da effetti derivanti dal caldo, muore è molto probabile che stesse usando un ventilatore. La percezione di una relaziona causale tra questi due fatti viene rinforzata ogni volta che si rinviene un altro cadavere. Questa semplice confusione tra correlazione e causalità spiega tutte e venti le diagnosi investigate dalla “Società di Protezione dei Consumatori Coreani”, la convinzione dei medici, dei produttori di ventilatori e delle società di prevenzione.

Non abbiamo ancora risposto alla nostra domanda originale, se siano davvero successe delle morti da ventilatore. Possibile, forse da ipotermia, ma in climi molto più freddi e secchi, e distribuite in maniera uniforme in queste zone del mondo. Per quanto concerne l’esistenza di un fenomeno circoscritto alla Corea, la mente scettica conclude che no, non vi sono prove a favore.

Foto di Delaney Van da Unsplash

5 pensieri riguardo “Corea: i ventilatori della morte

  • «Terzo, il vento che vi colpisce in faccia non riduce la pressione sul viso, ma l’aumenta. » forse avete sbagliato voi… a me han sempre detto che il vento che colpisce il tetto di una casa fa diminuire la pressione esterna, quella interna della è pressoché uguale, quindi la pressione interna è maggiore di quella esterna e i tetti si possono scoperchiare. Analogamente il vento che vi colpisce in faccia riduce la pressione esterna sul viso, non l’aumenta come avete scritto voi… Sbaglio?

    Rispondi
  • La pressione esercitata da un ventilatore dipende dall’angolo di incidenza del flusso di aria. Dove incide perpendicolarmente o quasi, ad esempio sulla fronte per un ventilatore posto frontalmente, la pressione aumenta. Se invece incide a grande angolo, come ad esempio sulle guance o sulle orecchie, l’aria scorre velocemente e la pressione diminuisce, come nel caso dei tetti. In ogni caso, come sottolineato dall’articolo, stiamo parlando di effetti veramente irrisori. Altrimenti i ciclisti, con tutto quel vento in faccia, sarebbero una categoria a rischio!

    Rispondi
  • A Me Risulta In Realtà Che Se Una Persona Si Spara Addosso Al Corpo Il Vento Generato Da Un Ventilatore Si Becca Un Colpo Della Strega E/O Un Bel Raffreddore (dipende dove colpisce) E, Se Non Se Lo Cura, Morirà Sicuramente Tra Atroci Sofferenze Tra L’Altro!!! 😉

    Rispondi
  • Sembrerebbe soltanto una serie di morti dovute alla stagione estiva, probabilmente di persone anziane o malate. Infatti la stessa ‘Società di Protezione dei Consumatori Coreani’ ricorda che “Il rischio aumenta per gli anziani e i pazienti afflitti da problemi respiratori”…

    Rispondi
  • Sì fa più fatica a respirare quando il ventilatore viene sparato in faccia mentre siamo distesi e in procinto di dormire di notte, con quel tipo di respirazione minima, di “bolina”.

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *