19 Aprile 2024
Fanta-scienzarecensioni

Lo spazio deserto su Urania di marzo

M. John Harrison
Lo spazio deserto, traduzione di Flora Staglianò
Mondadori, Urania 1604
294 pp.
euro 4,90

Autore dalla carriera lunga ma non particolarmente prolifica, Michael John Harrison non ha incontrato molta fortuna in Italia: con questo Lo spazio deserto sono solo quattro i suoi romanzi pubblicati nel nostro paese. Si tratta della parte finale della trilogia iniziata con Luce dell’universo (Light, 2002) e proseguita con Nova swing (2006), romanzi che hanno collezionato un premio James Tiptree Jr. (ex æquo nel 2003 per Light), un Arthur C. Clarke nel 2007 e un Philip K. Dick nel 2008 (entrambi per Nova swing).

Sono storie ambientate in un grandioso scenario galattico, dominato dal Kefahuci Tract, perturbazione spaziale descritta come “una singolarità senza orizzonte degli eventi”; le storie hanno in comune scenario e alcuni protagonisti, ma sono perfettamente leggibili anche da sole.

L’autore
M. John Harrison, nato in Inghilterra il 26 luglio 1945, ha pubblicato il primo romanzo, The Pastel City, nel 1971: Urania lo ha tradotto nel n. 809 con il titolo La città del lontanissimo futuro. Luce dell’universo (Light, 2002, apparso nel n. 26 dei supplementi) ha vinto i premi James Tiptree e Arthur C. Clarke. Nova Swing (2006) è un romanzo che si accompagna idealmente a Light, di cui Lo spazio deserto (Empty Space, 2012) condivide alcuni personaggi e il colossale sfondo galattico.

La quarta di copertina
Anna Kearney vede la sua casa prendere fuoco, ma le fiamme sono statiche e non fanno fumo. L’esploratore illegale Vic Serotonin scompare in un’anomalia fisica che fino ad allora gli aveva permesso di vivere e prosperare. I suoi amici comprano un’astronave per raccogliere i bizzarri manufatti del circo di Sandra Shen, un avatar dell’elusiva creatura nota come Shrander, mentre una teoria di cadaveri apparsi dal nulla comincia a levitare verso i soffitti delle case. Poi una voce senza corpo annuncia: “Mi chiamo Pearlant e vengo dal futuro”. Questi fenomeni apparentemente dissociati sono riconducibili, peraltro, all’anomalia più spettacolare del romanzo: il Fascio Kefauchi, gigantesca “singolarità” astronomica popolata di soli artificiali e residui di antiche civiltà extraterrestri che abbiamo già conosciuto in due splendidi romanzi di Harrison, Luce dell’universo e Nova Swing, entrambi pubblicati su “Urania” con grande successo.

Giampaolo Rai

2 pensieri riguardo “Lo spazio deserto su Urania di marzo

  • “L’esploratore illegale Vic Serotonin scompare in un’anomalia fisica che fino ad allora gli aveva permesso di vivere e prosperare.” Domanda: possono esistere anomalie fisiche simili, che permettono ad alcuni nostri politici, (penso a uno in particolare) di vivere e prosperare al di là di qualunque spiegazione scientifica?

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