16 Aprile 2024
Approfondimenti

Tre fallacie al prezzo di una!

Articolo tratto dal blog di di Edzard Ernst, pubblicato in originale il 9 febbraio 2013. Traduzione di Mariantonietta Sacco.

Il parere più comune sulla medicina alternativa che io abbia sentito esprimere, nel corso degli anni, dai consumatori, dai professionisti della sanità o da coloro che prendono le decisioni con una preferenza per la medicina alternativa, è la seguente: “Fintanto che aiuta, non mi importa di come funzioni”.

A prima vista, questa argomentazione sembra ragionevole, logica e corretta; sarebbe stupido, forse persino immorale, rifiutare un trattamento efficace semplicemente perché non siamo in grado di capire da dove provenga la sua efficacia – non sarebbe pragmatico e non è quello che si fa in medicina: l’aspirina, ad esempio, venne usata e aiutò molti pazienti da molto tempo prima che se ne comprendesse il funzionamento. Comunque, una volta considerato il modo in cui questa nozione viene di regola usata per difendere l’uso di terapie non dimostrate, ci rendiamo conto che, in questo contesto, è falsa. Infatti, se la esaminiamo attentamente, troviamo che riesce a stipare tre grandi fallacie in una sola minuscola frase.

La prima cosa che notiamo è che il ragionamento combina due problemi fondamentalmente diversi che dovrebbero in realtà essere distinti: 1) il meccanismo d’azione di una terapia e 2) la sua efficacia clinica. La faccenda diventa più chiara se ne discutiamo non in termini astratti ma in relazione ad un esempio concreto: i Fiori di Bach (o FdB). Avrei potuto selezionare molte altre terapie alternative ma i FdB sembrano perfetti, in particolare perché finora non sono stati menzionati in questo blog.

Simili alle preparazioni omeopatiche, i FdB sono così diluiti da non contenere alcun principio attivo di cui meriti parlare (comunque, differiscono dalle preparazioni omeopatiche perché non seguono il principio del “simile che cura il simile”). Sono stati pubblicati diversi studi clinici sugli FdB; complessivamente, i risultati mostrano molto chiaramente che gli effetti clinici dei FdB non differiscono da quelli del placebo. (Questo non impedisce ai produttori di venderli e ai consumatori di acquistarli; al contrario, sono un prospero settore di mercato.)

I principi che sostengono i FdB non sono scientificamente plausibili e persino i floriterapeuti ammetterebbero probabilmente di non avere alcuna idea scientificamente difendibile sui meccanismi di funzionamento dei propri rimedi. Gli scienziati potrebbero aggiungere che un meccanismo d’azione di rimedi così altamente diluiti non è solo sconosciuto: è inconoscibile. Non c’è modo di spiegarlo senza riscrivere svariate leggi di natura.

La situazione globale è quindi abbastanza chiara: i FdB non sono efficaci e non c’è un meccanismo d’azione plausibile. Eppure è difficile negare che molti pazienti si sentano meglio dopo aver consultato un floriterapeuta (o dopo l’automedicazione con i FdB) e quei clienti soddisfatti spesso affermano: ““Finché i FdB mi aiutano, non mi importa di come funzionano.”

Come precedentemente discusso, i sintomi possono migliorare per una gamma di ragioni connesse a qualsiasi effetto terapeutico specifico: la storia naturale della malattia, la regressione verso la media, l’effetto placebo, ecc. Solo studi rigorosamente controllati possono dirci se la terapia o altri fattori abbiano causato l’esito clinico; la nostra percezione non può da sola identificare la causa e l’effetto.

Il fatto che migliaia di pazienti credano fermamente nei FdB non costituisce quindi la prova della loro efficacia. Perciò il motivo della differenza tra le impressioni date dall’esperienza e i risultati degli studi clinici è semplice: il rapporto di empatia con un terapista e/o un effetto placebo e/o la storia naturale della malattia sono percepiti come utili, mentre i FdB sono puri placebo.

Tornando alla nozione “Fintanto che aiuta, non mi importa come funziona questa terapia”, essa risulta essere basata su almeno tre equivoci tutti strettamente intrecciati fra loro.

In primo luogo, non è stato il trattamento stesso ad aiutare, ma qualcos’altro (vedi sopra). È quindi una fallacia concludere che il trattamento abbia funzionato.

In secondo luogo, il riferimento ad un meccanismo sconosciuto d’azione punta a fuorviare l’avversario: distrae dalla prima fallacia (“il trattamento è efficace”) con la sovrapposizione di una seconda fallacia (che ci potrebbe essere un meccanismo d’azione). Tenta decisivamente di mettere in difficoltà l’avversario, insinuando: “rifiuti una cosa utile semplicemente perché non sei in grado di spiegarla; è logica scadente e un’etica persino peggiore – vergogna!”.

Gli appassionati dei FdB vedranno sicuramente tutto questo in modo alquanto diverso. Probabilmente sosterranno che anche l’effetto placebo è un meccanismo plausibile. Potrebbero dire: “Ciò significa certamente che i FdB sono utili e dovrebbero essere ampiamente adoperati”.

Nel dichiarare ciò, trasformano la duplice fallacia in una triplice fallacia. Ciò che dimenticano è che non abbiamo bisogno di placebo per creare effetti placebo. Un trattamento efficace somministrato dedicando al paziente tempo, compassione ed empatia creerà, naturalmente, anche effetti placebo, ma in più, genererebbe soprattutto un effetto terapeutico specifico. Quindi, in confronto, i FdB sono abbastanza inutili. Raramente ci sono valide giustificazioni per l’uso di placebo nella routine clinica.

In conclusione, la frase spesso usata e apparentemente ragionevole “Finché aiuta, non mi importa di come funzioni” si rivela un insieme di fallacie quando viene adoperata per sostenere l’uso di trattamenti non provati.

Foto di Annie Spratt su Unsplash

8 pensieri riguardo “Tre fallacie al prezzo di una!

  • Condivido al 100%. Io mi curo con un rimedio alternativo ai Fiori di Bach, i fiori di zucca in pastella e fritti, a volte anche imbottiti con ricotta, rigenerano il mio spirito.

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  • Tutte le medicine sono inefficaci, se pensiamo che alla fine c’è sempre qualche malattia a cui non sopravviviamo. Chi vuole farlo, lasciamolo giocare con i fiori di Bach, questo o quello non fa differenza.

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  • @Mario,
    l’affermazione ha un vizio formale di fondo.
    “Tutte le medicine sono inefficaci perche c’è sempre qualche malattia a cui non sopravviamo”.
    Non sono tutte le medicine inefficaci, ma ci sono alcune malattie per cui non è stata trovato ancora un rimedio efficace. Questa cosa non neutralizza l’effetto sulle numerosissime malattie a cui sopravviviamo.
    Il fatto che se mi schiaccia un treno in corsa io muoio senza alcun rimedio, probabilmente questo rimedio non ci sarà mai, non mi impedisce di lasciarmi morire in caso di infezione non assumendo antibiotici.
    Oppure tu fai così? Comunque ognuno è libero di assumere tutti gli intrugli che vuole.
     

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  • @Giuseppe. “ci sono alcune malattie per cui non è stata trovato ancora un rimedio efficace”. Saranno anche solo “alcune” ma sufficienti per garantire l’esito finale. In altre parole, trovo che la medicina sia tragicamente solo un modo per cambiare di volta in volta le statistiche sulle cause di morte…
    Tuttavia, ha senso la medicina/terapia del dolore. A tal proposito, se qualcuno trova giovamento in una soluzione piuttosto che in un’altra, meglio per lei/lui.

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  • Pingback: “Fintanto che aiuta non m’importa come funziona questa terapia” Considerazioni sulla medicina alternativa | favisonlus

  • “Fuglesang is a long-time member of the Swedish skeptics association Vetenskap och Folkbildning and an atheist.”
    Così recita la sua scheda su Wikipedia. Mi chiedevo come mai facesse simili bischerate, ora lo so.

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  • @mario non so riguardo ai fdb ma per l’omeopatia il “se qualcuno trova giovamento in una soluzione piuttosto che in un’altra, meglio per lei/lui”  non esaurisce l’argomento in quanto questi preparati sono deducibili dalle tasse… quindi a carico di tutti i cittadini che pagano una terapia inutile togliendo risorse a ricerche e terapie realmente efficaci

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