24 Aprile 2024
Interviste

Cerchi nel grano: intervista a Francesco Grassi

Francesco Grassi, socio effettivo del CICAP, si occupa di cerchi nel grano da molti anni. Al convegno nazionale del CICAP del 2012 ha rivelato per la prima volta di avere realizzato, con altri sei circlemaker, il cerchio nel grano osservato nel 2011 nei pressi di Torino e ha presentato il libro Cerchi nel grano – Tracce d’intelligenza (STES, 2012) che raccoglie oltre dieci anni di indagini e sperimentazioni sull’argomento. Il sito internet di Francesco Grassi è www.francescograssi.com/.

Da quanto tempo ti occupi di cerchi nel grano? Che cosa ti ha affascinato in questo fenomeno?

Diciamo che fin da quando ero ragazzino il fenomeno UFO mi ha sempre affascinato e fin dall’inizio della mia attività all’interno del CICAP, intorno al 1997, ho cominciato a entrare nel merito dei cerchi nel grano.

Questo fenomeno in particolare mi ha affascinato per la sua enorme complessità che risulta emergere da un’apparente semplicità.

E’ semplice appiattire un’area circolare in un campo di grano, ma come mai il fenomeno è cresciuto e si è trasformato in maniera così drastica a partire dalle prime forme semplici apparse nei campi inglesi nei primi anni ’80? Come mai questo fenomeno tocca delle corde molto profonde dell’animo umano? E’ veramente possibile realizzare in una notte delle formazioni che si estendono per centinaia di metri? Quanto erano credibili gli articoli scientifici pubblicati sull’argomento?

E così, diciamo ufficialmente nel 1999, ho iniziato il mio percorso di indagine e ricerca per dare delle risposte a queste domande.

Quali sono, secondo i “believers”, le cause all’origine dei cerchi nel grano? Energie misteriose, forze aliene o altro?

Fin dal principio (primi anni ’80) si è subito fatto strada il binomio UFO-cerchi secondo il quale in queste tracce circolari si vedevano dei segni lasciati in qualche modo da astronavi aliene. Questo legame con l’ufologia ha dato al fenomeno dei cerchi una grande spinta. Insieme a questa ipotesi che ancora oggi in qualche modo sopravvive, sono state elencate numerose altre ipotesi fra le quali quella dei “vortici di plasma” che ha una sua importanza storica per il fatto che fu avanzata dal meteorologo Terence Meaden, il primo ricercatore ufficiale del fenomeno.

Nel grosso calderone delle ipotetiche spiegazioni sono poi finite cose come: “campi magnetici”, “energie cosmiche”, “forze telluriche” e mille altre idee.

L’atteggiamento più moderno dei believer si accontenta normalmente di ritenere che “non si possano spiegare tutti i cerchi” e che dietro ci sia un’intelligenza misteriosa, senza per questo propendere per una particolare ipotesi.

Quali sono le motivazioni dei circlemakers?

La mia esperienza mi ha fatto toccare con mano che la finalità non è mai la burla o il prendersi gioco di chi andrà a fare visita alla formazione nei giorni successivi. Per semplificare possiamo dire che esistono sostanzialmente due tipi di approccio: team che si muovono seguendo finalità solo artistiche e team che aggiungono alla finalità artistica qualcosa di più, una parte spirituale molto peculiare. Fra questi due estremi c’è sicuramente una gamma di varianti disparate.

Personalmente nella mia esperienza in Inghilterra ho avuto modo di unirmi a team del secondo tipo ed è stato assolutamente incredibile partecipare a vere e proprie preghiere in stile new age prima di iniziare a creare fisicamente la formazione.

La cosa è abbastanza complessa e nel libro la racconto in dettaglio dando spazio nell’appendice a 3 ore di interviste a dieci circlemaker trascritte e tradotte in italiano.

Quale è stato (se si può dire) il tuo primo cerchio nel grano? Quanti ne hai fatti fino a ora?

Il mio primo cerchio nel grano di cui posso rivelare la paternità è quello realizzato nel 2005 in occasione dell’ultima lezione del Corso di Indagine Scientifica del Presunto Paranormale, organizzato dal CICAP in quell’anno a Torino.

Nel luglio del 2005 ho guidato gli allievi del corso nella realizzazione di una formazione presso Bra.

Sul resto tengo il segreto.

Che cosa rispondi a chi sostiene che facendo cerchi nel grano di nascosto si finisce per alimentare quelle credenze che il CICAP dovrebbe contrastare?

Ormai i cerchi sono un mito moderno, che al momento faccio molta fatica a credere che possa finire o scomparire.

Certo, creando cerchi si alimenta il mito ma, così come racconto nel libro, è proprio il creare i cerchi che può consentire (solo a chi li fa) di avere la piena conoscenza di come nasce il sistema di credenze dei cerchi nel grano.

E’ proprio per questo motivo che ho voluto creare la formazione di Poirino 2011.

Parliamo del crop circle di Poirino 2011. Perché ti è venuta l’idea di crearlo?

Lo scopo è stato quello di realizzare un esperimento sociale con la modalità che in campo scientifico viene chiamata “in cieco”.

Chiunque osservi un cerchio nel grano realizzato sicuramente dall’uomo, nella sua analisi troverà mille modi per portare prove al fatto che “è chiaramente visibile il fatto che quella formazione abbia origine umana”. Al contrario se non si sa di osservare una formazione realizzata da uomini (se si è cioè “ciechi” rispetto a questa informazione) allora sicuramente si potrà essere più oggettivi nel giudicare la presunta genuinità o meno della formazione stessa.

Dunque, l’unico modo che restava per condurre un valido esperimento scientifico sui cerchi era quello di creare una formazione senza rivelare di esserne l’autore e annotare le reazioni della comunità. Il motivo della scelta del campo è legato al fatto che fra tutte le zone italiane interessate dal fenomeno quella risultata più prolifica e connotata nel corso degli anni è proprio quell’area geografica a sud-est di Torino.

L’idea di base nasceva dall’approssimarsi del 21 dicembre 2012 e dalla leggenda nata intorno al fantomatico pianeta Nibiru a partire dalle personali interpretazioni di alcune scritture babilonesi da parte dello scrittore Zecharia Sitchin.

L’idea di Sitchin si basa sull’ipotesi che la vita sulla terra sia stata influenzata da una presunta civiltà extraterrestre, gli Annunaki, i quali provenienti appunto dal pianeta Nibiru, fin dai tempi più remoti sarebbero scesi sul nostro pianeta Terra per sfruttare le risorse minerarie. In base a quanto riportato da fonti legate a Sitchin, quando Nibiru fu nel punto della sua orbita più vicino alla Terra, una spedizione di extraterrestri guidata da Enki si recò in alcuni luoghi scelti: la Valle del Nilo, la Valle dell’Indo e la Mesopotamia.

Secondo speculazioni diffusesi attraverso internet negli ultimi anni, dovrebbe essere inoltre proprio Nibiru a distruggere la Terra nel 2012. Questa leggenda si andrebbe pertanto a sovrapporre all’altro mito moderno che vede il 21 dicembre 2012 come data chiave per un cambiamento epocale di natura imprecisata in base a interpretazioni fantasiose del calendario Maya.

Ho ritenuto questi elementi sufficienti: la formazione per l’esperimento in cieco si sarebbe dunque basata sul numero 7 e avrebbe dovuto contenere codificato in qualche modo il nome dell’extraterrestre/divinità “Enki” appellato anche “Ea”.

Le interpretazioni dei “believers” erano quelle che ti aspettavi, o qualcuna ti ha stupito?

La maggior parte delle interpretazioni mi ha sicuramente stupito, le reazioni sono state tantissime e veramente sorprendenti. Nel capitolo finale del mio libro racconto tutti i dettagli dell’esperimento del 2011, l’idea che stava alla base, i disegni che abbiamo utilizzato durante la notte, la cronaca delle operazioni notturne e anche le reazioni principali della comunità non solo italiana, ma anche di tutto il pianeta. Ormai con internet nel giro di qualche ora tutte le notizie fanno il giro del mondo e quindi il “laboratorio” del nostro esperimento non ha avuto confini.

Nella formazione erano inseriti degli stimoli voluti (ad esempio la codifica del nome dell’extraterrestre “Enki Ea”) ma anche stimoli casuali come il numero e la posizione dei ciuffi lasciati eretti in alcune zone dell’opera.
Quello che si è visto è che i fruitori e gli appassionati elaborano i disegni trovando elementi e anche forzando delle analogie presenti nello scenario. In questo processo di interpretazione avviene che le varie idee si autorinforzano fino a dare una coerenza assolutamente errata ma proprio per questo sublime.
Un esempio su tutti è rappresentato dal carattere di spaziatura (lo “spazio” della tastiera) presente per separare la parola “Enki” dalla parola “Ea” che è addirittura diventato la rappresentazione dello “spazio” dal quale l’extraterrestre Enki sarebbe provenuto.

Quali sono state le reazioni degli amanti dei crop circles quando è stato rivelato che il cerchio di Poirino era di origine umana?

Alcuni hanno scritto complimentandosi per l’esperimento, dicendo che questo era servito per vedere il fenomeno sotto una nuova luce e che avrebbero voluto studiare i contenuti del libro per capire di più.
Altri non riescono a capacitarsi della cosa, negano che io possa essere l’autore di quel cerchio e sostengono che mi sarei appropriato indebitamente della paternità di un cerchio genuino.

Che cosa ci può insegnare il fenomeno dei cerchi nel grano?

Molte cose. Studiando i cerchi ci si rende conto che il fattore umano è un elemento preponderante o forse addirittura il più importante quando si indagano i fenomeni legati al mondo del mistero, cioè quello di pertinenza del CICAP.

Per gli investigatori come noi o come chiunque si voglia avvicinare a questo tipo di indagini, è dunque molto importante imparare a gestire l’aspetto relazionale quando ci si confronta con i cosiddetti “believer”, sia nei dialoghi che nella divulgazione dei nostri risultati.

Detto questo, a mio avviso uno degli aspetti più importanti che mette in evidenza il fenomeno dei cerchi nel grano è l’incredibile capacità umana di creare trascendenza a partire da elementi assolutamente terreni.

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