16 Aprile 2024
Il terzo occhio

E-Cat: intervista a Giuseppe Levi

Dopo alcune settimane, facciamo di nuovo il punto sulla vicenda dell’E-Cat. Come abbiamo raccontato in una serie di articoli, il dispositivo produrrebbe energia grazie a qualche forma di reazione nucleare a bassa energia (LENR) simile alla fusione fredda di Fleischmann e Pons, fenomeni la cui esistenza non è accettata dalla maggior parte della comunità scientifica. Poco dopo la conferenza di Sergio Focardi a Pavia, il giornalista svedese Mats Lewan di Ny Teknik aveva partecipato a una nuova dimostrazione dell’apparecchio. Nonostante qualche accorgimento volto a tentare di migliorare le misure, la visita di Lewan non aveva aggiunto molto rispetto alle precedenti; in quella circostanza anzi la potenza sviluppata dall’E-Cat era più bassa, intorno a 2,5 kW.
Nel frattempo è proseguito il dibattito sulle misure effettuate a Bologna, e in particolare la stima del contributo al bilancio energetico di un’eventuale frazione di acqua liquida nel vapore in uscita dall’apparecchio. Il dibattito ha raggiunto il suo culmine con la visita dell’americano Steven Krivit, direttore di New Energy Times, che ha mosso obiezioni al modo usato per tener conto di questo contributo.

La documentazione resa disponibile sulle dimostrazioni effettuate fino a ora non è sufficientemente completa e rigorosa da permettere una valutazione precisa dell’apparecchio. D’altronde gli stessi autori parlano di misure preliminari e, quindi, potenzialmente affette da problemi. Dovrebbe essere in vista una serie di verifiche molto più rigorose da parte di un’istituzione qualificata come l’Università di Bologna (il contratto è stato firmato proprio in queste ore); per questo abbiamo preferito non entrare ancora nel merito tecnico delle misure.

Probabilmente alcune delle critiche mosse in queste settimane sono fondate, ma ci riserviamo di esprimere la nostra posizione soltanto quando sarà pubblicato un rapporto ufficiale che permetta di sapere esattamente come sono state svolte le misure definitive, oppure qualora Rossi manchi all’appuntamento con il gruppo di Bologna.

In attesa delle sperimentazioni ufficiali, abbiamo intervistato Giuseppe Levi, il ricercatore che più ha contribuito alle misure effettuate finora.

Dottor Levi, Steven Krivit ha recentemente visto un E-Cat all’opera a Bologna. In un report preliminare, ha criticato le misure fatte durante i vostri test. Come risponde a queste critiche?

Che è una persona totalmente incompetente e non ha capito nulla di cosa abbiamo fatto. Gli è stato spiegato più volte, le abbiamo provate tutte: da questo momento proporrei di ignorarlo. Il peggiore dei miei studenti capisce di più di quel signore. Tutta la critica era su questa storia della misura del vapore; su questo mi arriverà un documento ufficiale di Galantini [il chimico che ha effettuato le misure].

La seconda domanda era proprio questa: esiste un report scritto su questa misura?

Esiste una documentazione su quanto è stato usato; il report scritto l’abbiamo chiesto e la persona che ha fatto la misura e che quindi ne è responsabile me lo manderà. Comunque la cosa è molto semplice: questo tipo di misure viene dato sempre come percentuale di massa, perché darlo come percentuale di volume non ha senso. Dovresti fare un integrale su un certo volume, lì sei in un volume aperto, quindi non capisco neanche come possa essere fatta la misura. Le tabelle psicrometriche sono tutte con la massa, quindi la cosa è assolutamente ridicola.
Una volta che mi si dice 1,7 come percentuale di massa di acqua residua nel vapore, io sottraggo il corrispondente calore di evaporazione in modo lineare. Il grafico che [Krivit] ha mostrato, che conoscevo da mesi, è un documento pubblico del Naval Research Laboratory […] presentato a un congresso in India sulla fusione fredda, in cui evidentemente per monitorare il funzionamento usavano qualche altro metodo di misura: lì si parla di percentuali in volume. Dato che ovviamente l’acqua liquida occupa meno volume che un gas le cose sono molto diverse. Ho provato a spiegarlo a Krivit in tutti i modi e ho concluso che aveva  bisogno di qualche notizia clamorosa per il suo piccolo blog che segue relativamente poca gente… ho deciso di ignorarlo punto e basta. La cosa era già stata affrontata: il mio report era stato mostrato prima che uscisse al direttore del Dipartimento di Chimica che non aveva trovato niente da dire, lo hanno visto gli svedesi e non hanno trovato niente da dire neanche loro.

Una critica da parte nostra: la documentazione dei test è inadeguata. L’unico test con dei report scritti non ha i dati disponibili, e su quelli successivi ci sono solo indiscrezioni.

Se avessi avuto in mano tutti i dati per fare una pubblicazione scientifica con tutti i crismi a questo punto non avreste visto un report ma un articolo su Physical Review. L’evento del 14 gennaio è stato fatto soprattutto per Sergio Focardi, che essendo anziano temeva di non arrivare neanche ad annunciare la cosa ai colleghi; allora uno fa con quello che ha in mano in quel momento. Facendo con quello che uno ha in mano in quel momento ci siamo accontentati di queste evidenze. Le altre indiscrezioni riguardano prove tecniche interne, anche se i grafici parlano chiaro: se volete posso trasmettervi i dati. Quello che produrrà i report completi sarà tutta l’attività sperimentale che da questo momento si farà. Ci vorrà parecchio tempo e sarà una cosa estremamente seria.

Parliamo di questo, allora. Tutti gli esperti che hanno assistito ai primi test (i fisici Hanno Essèn e Sven Kullander, il giornalista svedese Mats Lewan, il direttore dell’INFN Antonio Zoccoli, e a questo punto anche Krivit) concordano sulla necessità di test definitivi. C’è anche un accordo di ricerca tra Rossi e l’Università di Bologna. A che punto è la trafila?

Attendo a ore la copia firmata da Rossi, mi ha detto che oggi [20 giugno] me la manda. È stato già approvato in dipartimento ed è già stato firmato dal nostro direttore, quindi è ormai questione di ore. Ci saranno poi tempi tecnici amministrativi, le solite cose, comunque l’accordo c’è.

L’accordo c’è, quindi voi dovreste avere a un certo punto a disposizione uno di questi apparecchi per poterlo esaminare a vostro piacimento.

Sì, almeno per fare tutta una parte di misure. Ripeteremo le misure calorimetriche, ma questa volta con un setup completamente diverso e con tempi di misura completamente diversi. Non penso che prima di qualche mese, diciamo dieci, forse sei se facciamo molto presto tra costruzione dell’apparato e tutto quanto, uno possa emettere un rapporto completo. Faccio notare che questa volta sarà una storia totalmente diversa.
Quello che pensiamo di fare è un sistema autocalibrante con dei check di consistenza interna; vuol dire anche per esempio iniettare durante la misura un segnale in calore che uno poi deve andarsi a ritrovare nelle misure stesse, […] vuol dire usare circuiti chiusi, vuol dire usare, tra le altre cose, acqua distillata e così via. Faremo anche almeno una misura senza la famigerata transizione di stato, usando solo acqua liquida, anche se questo richiederà la collaborazione di Rossi. In ogni caso pensiamo anche di far condensare tutto il vapore in uscita per avere misure precise.

Avrete poi la libertà di pubblicare i vostri risultati, immagino.

Assolutamente sì. Questa era of course una conditio sine qua non. In questa parte totale libertà di pubblicare i risultati che siano positivi o negativi. Nella parte di misure siamo totalmente liberi di farlo.

Ci sono già state indiscrezioni sui componenti il gruppo di lavoro. Ce le può confermare?

Sì, saremo io, il prof. Ferrari, il prof. Bonetti, il prof. Campari, il prof. Villa, questo è diciamo il core del gruppo di lavoro. Stiamo poi chiedendo anche la consulenza ad altri professori; in particolare ci sarà un gruppo di peer review interno. Prima di pubblicare i risultati li faremo vedere ad altri colleghi interni al dipartimento i quali ci faranno “le bucce” essendo però esterni al gruppo di ricerca. Se sei interno al gruppo di ricerca è difficile riuscire a fare il peer reviewing di te stesso; questa è una cosa nota anche in tutti i gruppi di lavoro di software. Se io costruisco un software il mio software lo faccio debuggare a un altro collega perché è difficile vedere eventuali errori nel proprio lavoro. Chiaramente cercheremo di fare in modo che di questi errori ce ne siano il meno possibile; uno cerca di metterci tutta la testa e tutta la sua professionalità. […]
In una seconda fase, dopo l’analisi calorimetrica, quando andremo a parlare di fisica (ma qui si parla di un futuro un po’ lontano, perche le misure prenderanno tempo) saranno coinvolti anche esperti di nucleosintesi, atmosfere stellari e quant’altro per vedere se questi fenomeni possono in qualche modo avvenire anche in natura.

Tornando alla prima fase delle misure, una delle critiche che erano state fatte alle misure di Fleischmann e Pons era stata che i team di fisici trovavano l’eccesso di calore ma non le radiazioni, mentre i team di chimici trovavano le radiazioni ma non il calore. Le persone che ha citato sono tutti fisici, pensate di avere anche un chimico nel gruppo?

Già la prima relazione è passata tra le mani del prof. Zerbetto, il direttore del Dipartimento di Chimica. Sicuramente avremo dei collegamenti; la nostra [situazione] è completamente diversa da quella di Fleischmann e Pons, comunque sì, sicuramente dentro l’Università di Bologna ci sono tutte le capacità necessarie, se uno ha bisogno della consulenza di un chimico se la va a cercare. Tra l’altro, a me piacerebbe far fare il peer reviewing, o almeno chiedere una qualche consulenza (anche se siamo piuttosto sicuri) sul progetto che stiamo facendo dell’apparato di misura energetica dai colleghi ingegneri del dipartimento di energetica, perché no. Quella di Bologna è una grandissima università; avere dei pareri da parte dei colleghi può essere una cosa estremamente utile.

Un’ultima domanda. Tutti concordano nel ritenere necessario un test definitivo e indipendente, e lei stesso dice che comunque i vostri dati sono preliminari. Ma l’impressione che si è formato è che l’apparecchio funzioni o no?

Quando parliamo di impressioni o speranze siamo fuori dall’ambito scientifico. Diciamo che i dati che abbiamo in mano, pur con le approssimazioni che ci sono, ci inducono a pensare che l’oggetto funzioni. Abbiamo provato a pensare, in una prima fase, a come sarebbe stato possibile ricostruire un oggetto con le stesse funzioni senza che avvenisse una reazione. Non so se a voi è venuta qualche idea, a me e a un gruppo di persone che hanno provato a fare qualche esercizio non è venuta. […] A questo punto, quando uno ha questi clue, questi indizi, io ritengo sia doveroso fare un’attività sperimentale. Io non faccio un’attività sperimentale per confermare qualcosa, ma qui c’è un oggetto che apparentemente produce dei kilowatt: mi sembra difficile simulare un oggetto del genere senza un effetto.

345 pensieri riguardo “E-Cat: intervista a Giuseppe Levi

  • ant0p
    “il fatto è che il tubo di gomma perde sui 500-600watt non di più (calcolato/stimato sia da me che da molti altri e anche verificato a casa col vaporì:))”
    ——————————————————————
    Sulla questione del confronto tra vaporicchio ed e-cat, che inizialmente mi aveva convinto abbastanza, ti ho scritto un post qui (30 giugno 2011 13:20):
    http://www.blogger.com/comment.g?blogID=18734659&postID=1302787955321635399&isPopup=true


    Mi farebbe piacere sapere che ne pensi.

  • @Francesco
    Incredibile livio, si sta convertendo al possibilismo? :O
    Comuque non si preoccupi, cosè questa ansia? Il DF di Unibo le darà questa risposta, basta solo aspettare…

    La dialettica alle volte prevede di “mollare” un po per argomentare meglio…
    Aspettare cosa..? Siamo già al II° Megawatt e non c’e uno straccio di carta che dica qualsiasi cosa… su cose che un Idraulico avrebbe definito sei mesi fa… non nota la “dissonanza” tecnico-scientifica  e i 2 Megawatt…?

  • @CICAP
    ma ci riserviamo di esprimere la nostra posizione soltanto quando sarà pubblicato un rapporto ufficiale che permetta di sapere esattamente come sono state svolte le misure definitive
    Visto che lo stesso galantini, alle richieste di Krivit, ha detto che le informazioni sulla misurazione del titolo del vapore sono sotto NDA e che bisogna chiedere a Rossi, e che lo stesso Rossi è tutt’altro che favorevole ad accettare, è possibile una presa di posizione del CICAP riguardo alla misura del titolo del vapore tramite l’umidità? Grazie
    (http://blog.newenergytimes.com/2011/06/28/report-2-energy-catalyzer-scientific-communication-and-ethics-issues/)

  •  

    @Francesco
    Splendida la citazione di Socrate! A quanto pare la sua lezione non è ancora stata imparata. Ad ogni modo mi pare che tu sia un suo ottimo allievo e ti faccio i complimenti anche per tutto il tempo che dedichi a questa faccenda.

     

  • @francesco
    si avevo visto prima di passare quì e ho già risposto li là:)) la sostanza è che il vaporì lo puoi tenere anche attaccato mezz’ora, ma c’è un termostato che permette di staccare la potenza elettrica quando hai raggiunto il livello energetico voluto del vapore (cioè in pratica la temperatura..). quindi non importa quanto lo tieni attaccato alla spina, alla fine la quantità di energia totale data all’acqua fredda è sempre uguale, è solo distribuita nel tempo. ma poi hai in ogni caso 9 minuti in cui spari fuori 170g di vapore secco (non importa se a 100.1 o 120°, ha pocchissima infuenza nei calcoli..), quindi la potenza propria del vapore in quei nove minuti è sempre la stessa, perchè l’energia totale usata per scaldarlo (che grazie al termostato è sempre la stessa, sia che lo tieni attaccato tre ore o 4 minuti prima di usarlo) viene ‘esternata’ in quei 9 minuti di flusso continuo. e quindi è una condizione che può a tutti gli effetti essere considerata la stessa del flusso che passa nell’e-cat. nel caso dell’e-cat la potenza è trasmessa in diretta grazie allo scambiatore, mentre nel vaporì c’è una trasmissione in differita, ma concettualmente è la stessa cosa, per il calcolo della potenza del vapore non cambia niente, a parità di secchezza conta solo la portata in uscita per determinare la potenza.
    pensa anche alle formule: per ottenere la potenza moltiplichi un calore per unità di massa per la portata. una volta che è noto/costante il salto di energia per unità di massa tra acqua fredda e vapore, l’unica variabile che influenza la potenza è la portata.
    e visto che posso tranquillamente ipotizzare che il vapore del vaporì e quello dell’e-cat in uscita sono secchi e alla stessa temperatura (ma anche se il vaporì avesse 20° in più non cambia niente, è una quisquiglia visto che quello che conta è soprattutto il calore latente di ebollizione, quello per surriscaldare il vapore puoi anche trascurarlo nei calcoli..), il confronto tra le portate allo scarico di un tubo analogo è in tutto e per tutto valido per stimare ‘visivamente’ la potenza..e visivamente, in quei pochi secondi di video, 5kw con quella sfiatella non li potrebbe giustificare manco mandrake..questa forse è l’unica vera certezza che ho in tutta la vicenda:))

  • Non lo so di preciso ma i moviolisti dovrebberoessere in grado di capire che tipo di tubo flrssibile usa Rossi ed il diametro, 8 metri dice il Rossi, dovrebbe essere facile procurarsi i dati circa la dispersione.

  • @ss
    il tubo di rossi sarà stato al massimo 5 metri con un diametro interno da 10 a 15mm, il mio è 6.5m e con un diametro interno di 12mm..adesso cerca di aumentare lunghezza e diametro per cercare di ingigantire le perdite, ma anche se fosse 8 metri e 20mm di diametro (cosa assolutamente falsa:)) 5400w di perdita sono assolutamente al di fuori di ogni stima possibile..manco si potesse usare un tubo di gomma come scambiatore ahaha

  • @ant0p
    Mi pare tu abbia stimato cmq la potenza guardando la portata dell’acqua in ingresso no?
    Se hai un multimetro controlla la temperatura d’uscita

  • Rossi è fantastico.
    Nel video di Krivit dice che c’è poca condensazione (quindi c’è poca dispersione termica), ora invece tira fuori che il tubo disperde quasi tutto (quindi la condensazione c’è eccome!).
    Altro che comiche finali.
    Ma qulacuno gli può spiegare che scrivere Wh/h è come scrivere W ed è appunto una potenza? O Rossi vuole riscrivere pure il Sistema Internazionale, oltre alle leggi della fisica?

  • @tia
    la portata in entrata del vaporì non esiste propriamente in quanto portata effettiva..è molto semplicemente l’acqua fredda con cui lo riempi all’ìnizio. poi quella massa d’acqua fredda diventa vapore secco (non ho il multimetro, la temperatura in uscita non m’interessa ai fini del calcolo, influisce molto poco). e diventa vapore secco perché a quei 170g di acqua trasferisci una certa quantità di energia che è sempre la stessa (regolata dal termostato, non importa se tieni attaccata la spina per tre ore, il vapore esce in 9 minuti con flusso continuo e sempre alla stessa temperatura più o meno, e quindi ha una sua potenza propria, chiamiamola ‘virtuale’, ma di virtuale ha ben poco, perché è completamente confrontabile a quella che ottieni con un flusso che passa per uno scambiatore). sono due vapori uguali praticamente, non star lì anche adesso a far le pulci sulla differenza di potenza tra un vapore secco a 100.1° o a 120°:)) è pochissima..

  • La misura della temperatura serve per stabilire senza dubbio che sia vapore secco, in questo modo puoi calcolare effettivamente le perdite del tubo.
    La portata l’avevi scritta, l’hai quindi calcolata invece di misurarla?
    Fai cosi. Riempilo, misura il peso e poi lo lasci a riscaldare per bene l’acqua. Poi lo fai andare per 5 minuti (non esaurendo tutta la ‘carica’), e poi lo ripesi. Cosi hai la vera potenza termica erogata in quei 5 minuti.
    Che presumo non sarà molto lontano da quei 800W.

  • @Francesco
    Ecco un altro chiaro esempio della sua “dimentichite” selettiva.
    Si ricorda che una delle critiche al rapporto 41 è che hanno usato un set-up molto complesso e grandissima scrupolosità nella misura dell’He? Addirittura diceva che le quantità in gioco sarebbero potute essere rilevate anche da un misuratore “da bar”.
    Adesso invece diventa una misura difficilissima che richiede l’intervento di esperti.

    Nessuna scrupolosità nella misura di He. Hanno descritto semplicemente la messa a punto dell’apparecchiatura, come se si trattasse di misurare tracce di elio, quando l’elio avrebbe dovuto essere talmente abbondante da essere rivelabile con uno sniffer. La scrupolosità è stata esibita quando serviva a poco; è stata completamente assente nel corso della misura.
    Il giudizio che ho dato è confermato dai fatti: nessuna rivista ha accettato di pubblicare quella roba.
    Effettivamente ha ragione, il CICAP se ne sta occupando. Ma fortunatamente in modo lontano anni luce da lei e gli altri che sentenziano come lei, e anche prendendo le distanze in modo evidente dal modo di ragionare chiuso e prevenuto di alcuni che scrivono su questo blog.
    E’ normale antagonismo. Il CICAP è formato da molte persone, ognuna dotata di un proprio bagaglio culturale. E’ la sua ricchezza e la sua forza.
    Chissà poi perchè i chimici sono così più preparati dei fisica in fisica nucleare….
    Fisica nucleare? Non ho idea di che cosa studino i fisici circa le reazioni nucleari. Mi piacerebbe conoscere il titolo di un testo che assomigli al Nuclear  Chemistry del Lieser. Per adesso i soli fisici che hanno scritto di nucleare si trovano su JoNP, il museo degli orrori. Un altro che ha descritto reazioni nucleari è Preparata, così bravo da elaborare la teoria dei “tre miracoli” (di Padre Pio?). Un atteggiamento tipico dei fisici è che rifiutano di occuparsi di teoria. Guardi Levi: si presenta sempre solo come sperimentatore. Ha fatto perfino arrabbiare Krivit negandogli informazioni. O Focardi con le sue animazioni da ridere.
    C’è qualche fisico che propone una reazione per Rossi? Io affermo che, a parte il calore di assorbimento di idrogeno su nickel finemente diviso e l’ossidazione catalitica dell’ossigeno presente nel coso, non avviene alcuna reazione.
    Già, dimenticavo, i chimici son superiori….quelle mezze calzette dei fisici invece si buttano su tutto…
    Gli hydrini, gli pseudoneutroni sono stati inventati dai fisici; davvero sembra che si buttino su tutto. Come dice ant0p “in fisica c’è un approccio che è più a metà tra logica e intuito e si tende a un certo anti-nozionismo”.
    Oppure l’assenza di un titolo di studio dimostra qualcosa e la sua presenza no?
    L’assenza di un titolo di studio è condizione sufficiente per stabilire che uno non può occuparsi di reazioni nucleari; la presenza di un titolo di studio è condizione necessaria ma non sufficiente per occuparsi di reazioni nucleari.
    Il giornalista Krivit ha visto cose che il giornalista Passerini non ha notato, anche se il 24 giugno erano insieme. Tutti e due saranno laureati in qualcosa, ma il loro comportamento è stato estremamente diverso. La laurea non basta a determinare un comportamento.

  • @Giulio
    Si è dimenticato un pezzo da quel documento di Jed Rothwell
    Mi sono limitato a mettere in evidenza le carenze sperimentali nella misura dell’elio.
    Il documento di JR mette insieme la traduzione della presentazione di Arata e osservazioni personali. A me interessano più le osservazioni personali, in particolare quelle relative alla determinazione dell’elio.
    Su Arata e le nanopolveri di palladio ho già scritto un articolo per il CICAP (2008).

  • x i Termotecnici
    Si deve testare un’apparecchiatura delle dimensioni di un braccio umano  (un tubo metallico) della potenza termica dichiarata di 5kW.
    La sorgente energia termica  è del tipo a reazione nucleare.
    Il fluido di scambio è acqua di rubinetto; la portata è regolata in modo che l’acqua esca dalla apparecchiatura alla temperatura costante di 90°C.
    Il Test può essere suddiviviso in 3 fasi rispondenti ai 3 quesiti: I° Scalda? – II° Quanto Scalda? – III°Perché Scalda?
    Si ricerca un Termotecnico, o similare, che aiuti ad eseguire i test necessari per rispondere ai Primi 2 Quesiti (I° Scalda? – II° Quanto Scalda?)
    la risposta III°quesito (Perchè scalda?) non è richiesta al Termotecnico.
    Set del test: E’ già predisposto ma può essere integrato secondo le esigenze del Termotecnico: Pompa di alimentazione dell’acqua – Apparecchiatura da testare completa di Resistenze di Innesco e Sostentamento – 2 Sonde PT100 per misurare la temperatura dell’acqua in entrata ed in uscita – Una bilancia di precisione per pesare l’acqua consumata nel test – Cronometro di precisione per misurare la durata del test (10 ore, consigliato) . Contatore di Energia 230Vac monofase, del tipo a Spina e Presa Civile da 16A, per misurare l’Energia assorbita dalle Resistenze di Innesco/Sostentamento.
    Il Termotecnico dovrà determinare l’Effettiva Pootenza della Apparecchiatura.
    Tempo Totale Assagnato compreso Stesura Rapporto: 5 giorni lavorativi

  •  
    @CICAP
    Dottor Levi, Steven Krivit ha recentemente visto un E-Cat all’opera a Bologna. In un report preliminare, ha criticato le misure fatte durante i vostri test. Come risponde a queste critiche?
    Che è una persona totalmente incompetente e non ha capito nulla di cosa abbiamo fatto. Gli è stato spiegato più volte, le abbiamo provate tutte: da questo momento proporrei di ignorarlo. Il peggiore dei miei studenti capisce di più di quel signore. Tutta la critica era su questa storia della misura del vapore; su questo mi arriverà un documento ufficiale di Galantini [il chimico che ha effettuato le misure].
    E’ arrivato il documento?
     

  • @Alby
    Ha scritto: Quest’affermazione mi è venuta dopo aver letto il report di Krivit. Ho approfondito perchè non sapevo che un’azienda di Rossi era stata fornitrice di U.S. Army e ho rilevato dal report che nessuno dei dispositivi consegnati rispettava i parametri di efficienza in termini di potenza che erano stati dichiarati.
    Non va letto il report di Krivit ma il report dell’U.S. Army (http://handle.dtic.mil/100.2/ada432046). NON SI TRATTAVA DI UNA VENDITA ma di una prova comporativa tra i prodotti di due aziende la Concurrent Technologies Corporation (CTC) e la Leondardo Technologies Inc. di Rossi (LTI) che proponevano i loro prototipi all’esercito.
    “his study was conducted under RDTE project, “Thermoelectric Power Genera- tion,” Work Unit 007KEA, PROMIS CFE-B151. The Technical Monitor was Bob Boyd, Office of the Director, Defense, Research and Engineering (ODDR&E).
    The work was performed by the Energy Branch (CF-E) of the Facilities Division (CF). The CERL Principal Investigators were Dr. Mike Binder and Franklin H. Holcomb. Part of this work was done by Concurrent Technologies Corporation (CTC) Johnstown PA, and by Leonardo Technologies Inc. Murrysville PA, under General Services Administration (GSA) Task Order 5TS5701C256. Dr. Thomas Hartranft is Chief, CEERD-CF-E, and L. Michael Golish is Chief, CEERD-CF. The associated Technical Director was Gary W. Schanche, CEERD-CVT. The technical editor was William J. Wolfe, Information Technology Laboratory.”

    Legga da pag 4 a 7.
    E infine a pag. 49:
    “Leonardo Technologies Inc. (LTI) has demonstrated their thermoelectric in- novation as a cost-effective energy- producing alternative that is efficient and environmentally benign. Initial testing of LTI’s innovations demon- strate an approximate three-fold in- crease in energy conversion and poten- tially a ten-fold decrease in fabrication cost per kW of electrical generation capacity. It is projected that under mass production, the cost per kW of thermoelectric devices could approach that of combined-cycle gas central power plants, the least expensive power generation alternative, at about $500/kW – with the added economic benefit of no fuel costs.
    The U.S. Department of Defense (DOD), U.S. Army Corps of Engi- neers, Engineering Research and De- velopment Center, Construction Engi- neering Research Laboratory (ERDC/CERL) sponsored this study to evaluate the potential range of appli- cability, energy efficiency, clean pro- duction and economic advantages of thermoelectric technology application in fuel cell, traditional and potential power generation units.”

    Come vede nessuno ha bidonato nessuno, si trattava soltanto di un tentativo di produrre un prodotto innovativo che in questo caso non è andato a buon fine. Ma l’esercito stesso aveva valutato positivamente la LTI altrimenti non avrebbe perso tempo a testarne i prodotti. Bisogna raccontarli bene i fatti, non piegarli per dimostrare i propri “teoremi” come fa Krivit.

  • @Livio
    E’ arrivato il documento?
    Credo di aver letto recentemente da qualche parte che questo report è sotto NDA per cui non lo pubblicherà certamente Galantini.
    Se lo farà qualcuno saranno eventualmente Rossi stesso oppure Levi ma nessuno dei due si è finora espresso pubblicamente in tal senso.

  •  
    @ CICAP

    La seconda domanda era proprio questa: esiste un report scritto su questa misura?
    Esiste una documentazione su quanto è stato usato; il report scritto l’abbiamo chiesto e la persona che ha fatto la misura e che quindi ne è responsabile me lo manderà.

    Una critica da parte nostra: la documentazione dei test è inadeguata. L’unico test con dei report scritti non ha i dati disponibili, e su quelli successivi ci sono solo indiscrezioni.
    Se avessi avuto in mano tutti i dati per fare una pubblicazione scientifica con tutti i crismi a questo punto non avreste visto un report ma un articolo su Physical Review.
    Quindi Lei rilascia interviste a vanvera?

     

  •  
    @CICAP
    L’accordo c’è, quindi voi dovreste avere a un certo punto a disposizione uno di questi apparecchi per poterlo esaminare a vostro piacimento.
    Sì, almeno per fare tutta una parte di misure. Ripeteremo le misure calorimetriche, ma questa volta con un setup completamente diverso e con tempi di misura completamente diversi. Non penso che prima di qualche mese, diciamo dieci, forse sei se facciamo molto presto tra costruzione dell’apparato e tutto quanto, uno possa emettere un rapporto completo. Faccio notare che questa volta sarà una storia totalmente diversa.
    Per provare la Caldaia di un Ferro da Stiro a Vapore ci vogliono 6 mesi?
     

  • @andrea
    Credo di aver letto recentemente da qualche parte che questo report è sotto NDA
    Ho un problema… non so cosa vuol dire NDA… mi aiuti?

  • @CICAP
     
    Ci sono già state indiscrezioni sui componenti il gruppo di lavoro. Ce le può confermare?
    Sì, saremo io, il prof. Ferrari, il prof. Bonetti, il prof. Campari, il prof. Villa, questo è diciamo il core del gruppo di lavoro. Stiamo poi chiedendo anche la consulenza ad altri professori; in particolare ci sarà un gruppo di peer review interno. Prima di pubblicare i risultati li faremo vedere ad altri colleghi interni al dipartimento i quali ci faranno “le bucce” essendo però esterni al gruppo di ricerca.
     
    Le male lingue dicono: “cane non mangia di cane”…. consulenza di altri professori?… intende Sapienza di Roma? Bocconi di Milano? MIT di Boston?

    .

     
     

  • @CICAP
    In una seconda fase, dopo l’analisi calorimetrica, quando andremo a parlare di fisica (ma qui si parla di un futuro un po’ lontano, perche le misure prenderanno tempo) saranno coinvolti anche esperti di nucleosintesi, atmosfere stellari e quant’altro per vedere se questi fenomeni possono in qualche modo avvenire anche in natura.
    Cosa dice se cancelliamo questa parte, ed andiamo a prenderci un caffè, e poi riprendiamo?…

  • @Livio
    Mi scusi lei per questo vizio di abusare di acronimi.
    Significa Non Disclosure Agreement, cioè la parte che sottoscrive qualcosa con questa formula si impegna formalmente a non rivelare a terzi informazioni relative all’oggetto del contratto.
     

  • @CICAP
    Tornando alla prima fase delle misure, una delle critiche che erano state fatte alle misure di Fleischmann e Pons era stata che i team di fisici trovavano l’eccesso di calore ma non le radiazioni, mentre i team di chimici trovavano le radiazioni ma non il calore. Le persone che ha citato sono tutti fisici, pensate di avere anche un chimico nel gruppo?
    Già la prima relazione è passata tra le mani del prof. Zerbetto, il direttore del Dipartimento di Chimica.
    Il prof. Zerbetto  è della Sapienza di Roma? Bocconi di Milano? MIT di Boston?… o uno di voi?…

  • @CICAP
    Un’ultima domanda. Tutti concordano nel ritenere necessario un test definitivo e indipendente,
    Bravo CICAP!… questa si che è una Domanda Potente… meglio ancora sarebbe:” il CICAP ritiene necessario un test definitivo e indipendente.

  • @CICAP
    Un’ultima domanda. Tutti concordano nel ritenere necessario un test definitivo e indipendente, e lei stesso dice che comunque i vostri dati sono preliminari. Ma l’impressione che si è formato è che l’apparecchio funzioni o no?
    Diciamo che i dati che abbiamo in mano, pur con le approssimazioni che ci sono, ci inducono a pensare che l’oggetto funzioni. Abbiamo provato a pensare, in una prima fase, a come sarebbe stato possibile ricostruire un oggetto con le stesse funzioni senza che avvenisse una reazione. Non so se a voi è venuta qualche idea,
    No, noi non siamo così geniali!

  • @CICAP
    Un’ultima domanda…. proprio l’ultima: al punto in cui siamo, pensa sia il caso di emettere un comunicato ufficiale nel quale l’UniBO dichiara che non avvalla e si dissocia da qualsiasi iniziativa di produzione industriale e di commercializzazione da parte di Rossi e company?
    All’UniBO di quello che combina Rossi non “je ne può fregar de meno” … noi siamo ricercatori… ..le turbative di mercato non ci interessano…

  • @Andrea scrive
    @Livio
    Mi scusi lei per questo vizio di abusare di acronimi.
    Significa Non Disclosure Agreement, cioè la parte che sottoscrive qualcosa con questa formula si impegna formalmente a non rivelare a terzi informazioni relative all’oggetto del contratto.

    Sul serio??!! ….non ci posso credere….!!!

  • Livio Varalta,

    sembra dare segni di sofferenza, si riguardi.

  • @Giugual
    Livio Varalta,
    sembra dare segni di sofferenza, si riguardi.
    La ringrazio per la sua solidarietà…
     

  • @CICAP
    L’accordo c’è, quindi voi dovreste avere a un certo punto a disposizione uno di questi apparecchi per poterlo esaminare a vostro piacimento.
    Faremo anche almeno una misura senza la famigerata transizione di stato, usando solo acqua liquida (bella espressione! Ndr.), anche se questo richiederà la collaborazione di Rossi.
    La collaborazione di Rossi per cosa? …la reazione inizia a 60°C…. qual’è il problema se rimaniamo sotto i 100°C?

  • @ Franchini

    Mi sono limitato a mettere in evidenza le carenze sperimentali nella misura dell’elio.

    No, Lei ha utilizzato un commento negativo relativo ad un singolo lavoro per screditare l’autore del lavoro stesso (anzi, tutti i “fusori”), quando tre righe più sotto lo stesso commentatore dice che altri lavori dello stesso autore, che hanno portato al medesimo risultato, erano ineccepibili.
    Questo è quello che aveva scritto: E’ una prova ulteriore della mancanza di abilità e di rigore sperimentale dei ff. La parte chimica è costantemente trascurata.
     
     
    Il giudizio che ho dato è confermato dai fatti: nessuna rivista ha accettato di pubblicare quella roba.
    Lei utilizza un articolo scritto male per dire che non esiste alcun articolo scritto bene, non solo da Arata, ma in generale sulle LENR. Il fatto che un singolo lavoro non sia stato accettato non implica che l’autore non sia in grado di far pubblicare un’articolo. Arata ha pubblicato numerosi articoli sulla FF. O forse devo ricordarLe quel “Correlation of excess power and helium production during D2O and H2O electrolysis using palladium cathodes” sul quale non ha detto una parola?
     

  • Livio Varalta,

    non è solidarietà, è un consiglio

  • @Giugual
    Livio Varalta,
    non è solidarietà, è un consiglio
    La ringrazio per il consiglio, terrò presente, grazie
     

  • Giulio
    “Lei utilizza un articolo scritto male per dire che non esiste alcun articolo scritto bene, non solo da Arata, ma in generale sulle LENR. Il fatto che un singolo lavoro non sia stato accettato non implica che l’autore non sia in grado di far pubblicare un’articolo. Arata ha pubblicato numerosi articoli sulla FF. O forse devo ricordarLe quel “Correlation of excess power and helium production during D2O and H2O electrolysis using palladium cathodes” sul quale non ha detto una parola?”
    ————————————————————————
    Giulio, lo so che rispondere alle “imprecisioni” e dimenticanze”  selettive e molto probabilmente volontarie di Franchini è una tentazione troppo forte. Lo faccio da un mesetto e nonostante mi fossi riproposto di interrompere il dialogo “non dialogo” con lui, ci sono ricascato di nuovo.
    Adesso vorrei anche io scrivergli mille cose, ma ho capito che è perfettamente inutile, gli si da solo l’opportunità di rispondere gettando ancora fango e fumo sulle LENR.

  • @tia

    La misura della temperatura serve per stabilire senza dubbio che sia vapore secco, in questo modo puoi calcolare effettivamente le perdite del tubo.
    La portata l’avevi scritta, l’hai quindi calcolata invece di misurarla?
    Fai cosi. Riempilo, misura il peso e poi lo lasci a riscaldare per bene l’acqua. Poi lo fai andare per 5 minuti (non esaurendo tutta la ‘carica’), e poi lo ripesi. Cosi hai la vera potenza termica erogata in quei 5 minuti.
    Che presumo non sarà molto lontano da quei 800W.

    ***********************************************************
    ma no, non serve fermarsi dopo 5 minuti, io so che nel vaporicchio all’inizio ho messo 170g di acqua e alla fine dei 9 minuti questi 170g sono spariti completamente (vaporizzati), basta sapere questo, non mi serve pesare niente, a parte misurare il volume del bicchierino con cui riempo il vaporicchio, da quello so che 17centilitri sono 170g..
    mentre è servito molto come conferma fare la verifica facendo gorgogliare il vapore in uscita in una bottiglia con 2litri di acqua fredda con un tubo corto, quasi tutto dentro la bottiglia: anche in quel caso conferma degli 800watt per 9 minuti, quindi anche conferma della secchezza del vapore (la temperatura dei 2 litri nella bottiglia nei 9 minuti aumentava di una 50ina di gradi, da fredda sui 20° diventava caldissima tanto da non poter stringere in mano la bottiglia, quindi ‘mano-metricamente’ sui 70° o più). mentre quando ho fatto gorgogliare il vapore in uscita dal tubo lungo da 6.5m nella stessa bottiglia da 2litri con acqua fredda il deltaT dei 2 litri invece che 50°-55° sarà stato sui 20°, infatti alla fine l’acqua non era sicuramente sopra i 50° (era leggermente più calda dell’acqua calda del rubinetto, metti sui 45°, calda ma non scottantissima:)). quindi anche senza multimetri o bilance fare la stima è facile: col tubo lungo 6.5m perdi circa i 3/5 o poco più dei circa 800watt (infatti esce vapore umido tipo quello del video con schizzi di acqua ricondensata, anzi rispetto al video è anche più intenso), quindi la predita del tubo è stimabile sui 500watt, mettiamo anche 600..ma di sicuro non perdi tutti gli 800watt iniziali visto che di vapore ne esce..

  • @Francesco
    @ Giulio
    Adesso vorrei anche io scrivergli mille cose, ma ho capito che è perfettamente inutile, gli si da solo l’opportunità di rispondere gettando ancora fango e fumo sulle LENR.
    Proprio non tenete conto del fatto importantissimo che negli Stati Uniti non si brevettano più invenzioni sulla ff. Anche per chi non si occupa dell’argomento sul piano professionale dovrebbe capire l’importanza di questo rifiuto. Voi non ci riuscite e ne prendo atto. Non so davvero come aiutarvi.
    Se un funzionario scrive:
    “As the invention seems to offend against the generally accepted laws of physics and established theories”
    avete il mondo intero contro, non solo Franchini.
    Se vi allontanate da Bologna vi renderete conto che il restante mondo accademico italiano non tiene in considerazione la ff. Se siete così colti o così orgogliosi da coltivare la vostra illusione, vi invito a continuare. Abbiamo molto tempo davanti e nessuna voglia di smettere. Ci divertiremo molto.

  • Non lo Antop. Rossi dice che sono 8 metri tu dici 5 a occhio, il diametro esterno penso poco più di due cm la superficie esterna dice sempre il Rossi pari a 5400 centimetri quadrati (perchè poi il diametro interno?).
    Nel video mi pare che si possa capire che tipo di tubo sia stato usato, non credo che sia difficile conoscere per un esperto del settore qual è la dispersione di un tubo di tale materiale.
     

  • Rossi dice che sono 8 metri tu dici 5 a occhio, il diametro esterno penso poco più di due cm la superficie esterna dice sempre il Rossi pari a 5400 centimetri quadrati
    Si guarda facciamo a questo punto 10cm di diametro, tanto ormai…
    Guarda il video di krivit, dove il bel pollice di Rossi è attaccato al tubo, ed è piu grosso del tubo. Quindi o Rossi ha le mani di Hulk, o semplicemente quel tubo non supera gli 1.5cm di diametro (esterno).

  • Bianchi
    “Quindi una stima ragionevole, sulla base degli elementi documentali noti, della portata della pompa durante il pomeriggio del 14 giugno è di 0,45 L/h. La potenza elettrica assorbita era più che sufficemte a vaporizzare completamente questa portata.”
    ———————————————————————-
    Va bene, non dobbiamo per forza accordarci su tutto.
    Ripeto, anche arrivando ad una conclusione comune non dimostreremmo nulla in un verso o nell’altro.
    Concordo che anche il test con Krivit non da alcuna prova a conferma della validità dell’e-cat, ma non lo avevo mai pensato, ne era nelle intenzioni degli sperimentatori dare una conferma ufficiale in quel test.

    “La devo correggere, gli andamenti rettilinei non indicano un riscaldamento costante, ma una mancanza di dati, per cui il programma traccia una retta fino al primo dato disponibile. Questo significa, estrapolando la curva nel tratto iniziale, che l’inizio del riscaldamento è avvenuto alle 17:20 circa. Questo fatto svela tuttavia l’equivoco in cui è caduto ed il motivo per cui ritiene così significativa qualla prova.”
    ————————————————————————————————————–
    Accetto la correzione, ma comunque anche se fosse come dice lei, non per questo gli “spunti di validità” che vedo in questo test, crollano completamente. Anzi devo dire che non mi spiegavo completamente i due “differenti riscaldamenti”.
    C’è però una cosa che non capisco, se il riscaldamento è iniziato alle 17,20 come dice lei, perchè la temperatura iniziale dell’acqua è così alta, molto più di quella ambientale (circa 40°C)?
    Oppure forse ha estrapolato le 17,20 immaginando la continuazione della curva di riscaldamento e che la sonda sia stata collegata dopo l’inizio effettivo del test?

    “Non è come dice lei. Il primo calo di potenza avviene dopo e non prima il raggiungimento della temperatura massima. Infatti esso è collocabile 34’ dopo l’accensione e cioè alle 17:54 circa, ed è seguito, 5’ dopo, dal secondo calo.”
    ————————————————————————————————————————
    In questo caso non ci siamo capiti, o forse mi sono espresso male, ma dicevo esattamente o quasi (a meno dei minuti che non so come fa a stimare con tanta precisione) quello che dice lei.
    Infatti una possibile “prova” del funzionamento dell’e-cat starebbe proprio in questo.
    Cioè una volta raggiunti i 101,6°C nonostante la diminuzione a 300W per 5 minuti e la successiva a zero per più di 10, la T in uscita non si sposta da tale valore.

    “Ora se osserva bene la posizione della sonda che misura temperatura in ingresso, infilata nel tubo di gomma, può dedurne che un calo di portata determina un aumento della misura e non un calo.
    Per ora mi fermo qui. Credo che questi elementi dovrebbero aiutarla molto ad interpretare correttamente quella prova.
    ————————————————————————————————-
    Ok, quindi immagino che lei ipotizzi tra le 17,30 e le 17,45 circa un aumento della portata in ingresso, giustificata dalla diminuzione della T in ingresso, che avrebbe provocato quel calo nella velocità di riscaldamento, e successivamente un nuovo aumento della portata fino al valore iniziale circa che avrebbe quindi simulato quella variazione nella velocità di riscaldamento intorno alle 17,45.
    E’ corretto?
    Se anche fosse, però, come giustifica la mancata diminuzione della T in uscita durante la diminuzione della potenza elettrica?
    Non mi pare ci sia un altra diminuzione della portata in questo intervallo, a guardare la T in uscita.
    E comunque anche superando questo (magari ipotizzando un perfetto bilanciamento tra diminuzione della T della resistenza e della portata), non pensa che sia abbastanza complesso simulare questo comportamento modulando la diminuzione della portata in modo da non produrre nè una diminuzione della T in uscita nè un aumento (anche considerando che ci si trovi in un passaggio di stato)?
    E ancora, mentre Rossi armeggiava segretamente con il rubinetto dell’acqua cercando di simulare questo comportamento, poichè è impossibile ipotizzare che sia dovuto ad un calo di portata “naturale” della pressione della rete idrica come invece potrebbe essere nel caso del cambio di pendenza di riscaldamento alle 17:45, Levi e gli altri che facevano? Pausa caffè proprio nel momento topico del test durante la fase di autosostentamento?
    Pensa davvero che Levi si sia voluto far “infinocchiare” in modo tanto semplice?

    P.s.:
    Le continue regolazioni necessarie al funzionamento dell’e-cat, che lei ogni tanto menziona, non possono riguardare la portata d’acqua, per il semplice motivo che se durante il test fosse richiesto tale aggiustamento, non si poteva proprio neanche per principio scegliere come misura della portata la pesatura prima dell’inizio del test.

  • Io ho delle mani normalissime e il mio pollice misurato con il calibro ha un diametro di 2 centimetri e 3 millimetri.

  • @ Francesco
    Giulio, lo so che rispondere alle “imprecisioni” e dimenticanze”  selettive e molto probabilmente volontarie di Franchini è una tentazione troppo forte. Lo faccio da un mesetto e nonostante mi fossi riproposto di interrompere il dialogo “non dialogo” con lui, ci sono ricascato di nuovo.
    Adesso vorrei anche io scrivergli mille cose, ma ho capito che è perfettamente inutile, gli si da solo l’opportunità di rispondere gettando ancora fango e fumo sulle LENR.

    Purtroppo è vero. Credo che Franchini continuerebbe a negare anche se il funzionamento dell’E-Cat o di un altro apparecchio simile venisse confermato da tutto il mondo. Ma credo, spero, che questo “dialogo” possa almeno servire ad un ipotetico lettore che si sta informando sul fenomeno della FF.
    Oltretutto devo dire che se non fosse stato per Franchini adesso forse sarei anche io convinto dell’inesistenza di articoli peer-reviewed sulla FF, quindi in questo devo sicuramente ringraziarlo.
     
    @ Franchini
    Proprio non tenete conto del fatto importantissimo che negli Stati Uniti non si brevettano più invenzioni sulla ff. Anche per chi non si occupa dell’argomento sul piano professionale dovrebbe capire l’importanza di questo rifiuto
    Ha detto bene: non ne tengo conto. Fra un brevetto negato a priori e un articolo in una rivista scientifica peer-reviewed che attesta la realtà del fenomeno ritengo il secondo più importante e degno di fiducia.

  • @ giulio
    “…un articolo in una rivista scientifica peer-reviewed che attesta la realtà del fenomeno…”
    La pubblicazione su rivista attesta la realtà del fenomeno? siamo sicuri?

  • @ energymanager
    Non la pubblicazione, l’articolo. L’articolo, che è pubblicato su una rivista peer-reviewed, dice che gli autori hanno misurato calore e 4He, in modo correlato. Di chi mi dovrei fidare di più? Di uno che rifiuta un brevetto a priori perchè la teoria corrente non è d’accordo, o di un team di scienziati che espongono un lavoro sperimentale di qualità?

  • @giulio
     
    Ha detto bene: non ne tengo conto. Fra un brevetto negato a priori e un articolo in una rivista scientifica peer-reviewed che attesta la realtà del fenomeno ritengo il secondo più importante e degno di fiducia.
     
    Nè l’uno, né l’altro: se vogliamo aderire strettamente al metodo scientifico, solo una volta assicurata la ripetibilità del fenomeno si può essere sicuri della sua esistenza. Una rivista scientifica, per quanto importante e autorevole, può sempre prendere una cantonata (anche a Nature è capitato diverse volte), la natura no.

  • Giulio
    “Non la pubblicazione, l’articolo. L’articolo, che è pubblicato su una rivista peer-reviewed, dice che gli autori hanno misurato calore e 4He, in modo correlato. Di chi mi dovrei fidare di più? Di uno che rifiuta un brevetto a priori perchè la teoria corrente non è d’accordo, o di un team di scienziati che espongono un lavoro sperimentale di qualità?”
    ————————————————————————
    Caro Giulio,
    la “dimentichite” selettiva è purtroppo una patologia che colpisce coloro che non vogliono accettare la realtà dei fatti. E concerne un gran numero di argomenti.
    Per esempio ci si dimentica che la concessione del brevetto non è legata all’effettivo funzionamento dell’oggetto del brevetto. Quindi la mancata concessione non è indice del mancato funzionamento.
    Ma come vedi ci si dimentica di questo selettivamente, per esempio non sentirai mai nessuno di loro che dirà:
    “Il brevetto italiano è stato concesso, quindi l’oggetto funziona”
    Due pesi e due misure.

    Oppure come nel caso degli articoli peer-review.
    Affermano che se non c’è un articolo pubblicato in una rivista peer-review allora il fenomeno non esiste, ma quando poi l’articolo c’è il loro ragionamento magicamente non vale più.

    O ancora, la FF è fuffa perchè i chimici, sommi detentori della conoscenza scientifica universale, non ci si avvicinano neanche. Poi gli presenti un qualche chimico che studia FF, e chissà come se ne dimenticano….

    Non c’è niente da fare, noi saremo dei boccaloni che, come dice Franchini, abbiamo bisogno di aiuto, ma nel frattempo spero trovino una cura per questo fastidiosissimo disturbo della “dimentichite selettiva”.

  • Giulio
    Dimenticavo altri esempi eclatanti di patologie non ancor ben definite.
    La prima sembrerebbe essere simile a quella precendente sugli articoli peer-review.
    Una sorta di “differenzite dei pesi e delle misure”.
    L’assenza di un titolo di studio può essere usata come indice dell’incapacità di un individuo mentre la sua presenza…dipende. Ma non dipende dall’effettivo valore della persona, come sarebbe giusto in entrambi i casi, bensì non si capisce bene da che dipende, sembrerebbe da cosa fa più comodo.
    A volte dipende dal tipo di titolo di studio, per esempio se sei un chimico capisci di fisica delle particelle, se sei un fisico probabilmente sei un boccalone e di reazioni nucleari e particelle non ci capisci nulla.
    E in questo poi “differenzite” e “dimentichite” si intrecciano rendendole quasi indistinguibili.
    Per esempio si ci dimentica che esistono materie come fisica delle particelle, fisica nucleare, ci si dimentica che esiste uno dei più grandi centri al mondo sulle reazioni nuclari, il CERN, gestito principalmente da fisici, anzi dove esiste un dipartimento di fisica ma non di chimica.
     
    Un altro bellissimo esempio di “dimentichite selettiva” e “differenzite dei pesi e delle misure” si ha quando si giudica l’operato di due giornalisti.
    Poichè il primo  afferma cose che sono condivise allora il titolo di studio presente o meno ha poca importanza, mentre il secondo, che ha idee diverse laureato o meno, non è attendibile.
     
    Che ci vuoi fare, devi capire che quelli che hanno bisogno di aiuto siamo noi, speriamo solo non ci contagino con queste perniciose patologie.

  • @Alberto
    Ho ricevuto la risposta di McKubre circa l’uso dell’acronimo LENR al posto di ff (che io preferisco):

    Hello Camillo
    I do remember very well you and the meeting at Pontignano.  I have inquired amongst my friends in the cold fusion business and nobody seems to recall who was the first to use the phrase LENR.
    Sorry about this but I will let you know if I get some good information.

    Ricordo solo che la prima persona che ci invitò a sostituire ff con LENR fu l’amico Lino Daddi, al quale auguro di mantenersi in buona salute. Forse la domanda può essere rimbalzata a Lino.
    Lino, chi nel 2005 ti suggerì di sostituire ff con LENR? Grazie per il riscontro.
    Lei, Francesco, nel frattempo ha trovato per conto Suo chi prese l’iniziativa?
    Buon pomeriggio a tutti

  • Il tubo flessibile è della parker itr ed è fatto in Italia.

  • @Giulio
    Fra un brevetto negato a priori e un articolo in una rivista scientifica peer-reviewed che attesta la realtà del fenomeno ritengo il secondo più importante e degno di fiducia.
    Confesso che se Lei mi citasse venti articoli recensiti sulla ff resterei turbato. L’argomento viene trattato da oltre vent’anni; la mainstream science non accetta le LENR, quindi servono testi eclatanti, scritti da diverse persone.
    Lei ne ha già citato uno: può riproporlo alla nostra attenzione? Provo a recensirlo. Non subito perché fra un po’ devo chiudere per quasi tre settimane. E’ ormai tempo di vacanze.
    Lei è in grado di scovare qualcosa su cui riflettere.

I commenti sono chiusi.