19 Aprile 2024
Il terzo occhio

Che paura quel limone! (aggiornato 11/11/2010)

Aggiornamento dell’11 novembre in coda all’articolo

Se vi capitasse di trovare nel vostro giardino un limone come come quello della foto qui sopra, che cosa pensereste?

Questa è la foto di un “limone mutante” molto simile a quello che è stato trovato a Terzigno dall’avvocata Maria Rosaria Esposito. Viste le polemiche di questi giorni sulla pericolosità delle discariche, il limone è stato subito considerato (fonte):

La prova inconfutabile e terribile della natura che si ribella, che non accetta compromessi, non si fa comprare dal vile denaro, cerca di sopravvivere al suo nemico. L’uomo.

E addirittura

in osservazione di un povero limone deforme e bitorzoluto, è finito ieri il convegno organizzato a Terzigno, nella sala Consiliare, con illustri ospiti dell’Isde (Associazione Medici per l’Ambiente) avente per tema le malattie da inquinamento.

Prima di presentare il limone come “prova inconfutabile” dei danni causati dalla discarica, però, sarebbe stato opportuno controllare se limoni simili fossero stati osservati anche in altri luoghi, oppure chiedere il parere di un entomologo agrario.
Si sarebbe così scoperto che anche il mostruoso limone è molto probabilmente frutto di madre natura: il colpevole della sua deformità potrebbe essere un parassita, denominato acaro delle meraviglie o Eriophyes sheldoni (Insectimages.org; University of California; Wikipedia in italiano).

Per esempio, questo è un limone colpito dallo stesso parassita:

Limone colpito da “acaro delle meraviglie”. Foto di Steve Lew (stevelewalready) da Flickr (licenza CC BY-NC-SA 2.0 Generic)

Inoltre, come è stato fatto notare nello stesso convegno, il limone della signora Esposito si trova a qualche chilometro di distanza dalla discarica e la pianta, non essendo mai stata annaffiata con l’acqua del pozzo artesiano, non poteva essere stata contaminata dalle falde acquifere, che peraltro risultano effettivamente inquinate, secondo i rilievi effettuati dall’Asia, l’azienda di igiene ambientale di Napoli.

Allora da che cosa è nata l’associazione? Come ci spiega Lorenzo Montali, psicologo all’Università di Milano-Bicocca, nel caso di Terzigno il problema della discarica è giustamente avvertito come reale e molto presente e fa sì che tutto ciò che di inconsueto avviene nella zona venga spiegato riconducendolo ai danni provocati dalla discarica. Per spiegare la fretta con cui la storia è stata portata all’attenzione dei media, senza averla prima verificata, bisogna poi considerare un altro elemento: proprio la percezione della gravità del danno provocato dalla discarica determina una motivazione molto alta a condividere con gli altri qualsiasi evento che supporti la propria convinzione. Il problema è però che così si finisce col danneggiare la propria stessa causa, una volta che l’inconsistenza di queste presunte prove viene scoperta. Lo dice bene Paolo Attivissimo nel suo post per Wired:

a furia di portare prove che poi si rivelano fasulle, gridando appunto “al lupo, al lupo” quando il lupo non c’è (o è altrove), qualunque asserzione, anche la più autentica e reale, rischia di essere annacquata dalle fandonie che le si sedimentano intorno.

Purtroppo l’emotività, in casi come questo, prende spesso il sopravvento, con il rischio di danneggiare proprio le istanze, peraltro legittime, di chi è preoccupato per la propria salute e lancia l’allarme. Le intenzioni saranno anche buone, ma l’autogol è quasi garantito.

Va anche detto che non è la prima volta che simili “mutanti” sono considerati frutto dell’inquinamento. Era già successo a Padova un paio di anni fa con alcune margherite dall’aspetto inquietante, simile a quello del fiore di destra in questa foto:

Wyethia helianthoides affetta da fasciazione (da Wikimedia Commons, foto di Perduejn, licenza Creative Commons BY 3.0 Unported)

In quell’occasione, nonostante le rassicurazioni dell’Arpa veneta, Beppe Grillo aveva commentato (fonte):

Nei prati e nei giardini dell’Alta Padovana si possono trovare delle margherite giganti. Petali enormi da togliere uno ad uno. Al posto di “M’ama, non m’ama”, si mormora, toccandosi, “Muoio, non muoio”. Le infiorescenze gialle della Leucanthemum cromum padovanas sono alte, folte e spesse. Dopo le margherite, toccherà alle persone. I padovani mutanti si riconosceranno per una leggera fosforescenza verde e per un aumento esagerato del pisello. Il cromo esavalente al posto del Viagra. E’ bello morire così.

In quel caso si trattava di fasciazione, un fenomeno abbastanza comune sia su specie arboree che su specie erbacee, che può essere indotta da cause molto diverse tra loro: non solo mutazioni genetiche, ma anche infezioni virali, fitoplasmi, o semplicemente lesioni traumatiche come le punture d’insetto. Un fenomeno che si verifica tanto in città quanto nelle zone più incontaminate.

Anche nel caso di Terzigno, margherite affette da fasciazione vengono spesso mostrate, impropriamente, come prova dei danni causati dalla discarica.

Attualmente il limone della discordia è oggetto di analisi al dipartimento di biologia dell’Università Federico II di Napoli. Vedremo quali saranno i prossimi sviluppi di questo caso, così come quelli degli altri studi che stanno cercando di quantificare gli effettivi danni prodotti dalla discarica (e che ci sembrano avere basi più solide). In ogni caso riteniamo che fare chiarezza e rispettare le conclusioni della ricerca sia indispensabile soprattutto per chi ha a cuore la salute degli abitanti di Terzigno.

Aggiornamento (8/11/2010)

Il Quotidiano.net riporta la dichiarazione di Ottavio Soppelsa, dell’Università Federico II di Napoli che ha esaminato il limone:

Per lo zoologo Ottavio Soppelsa dell’Università Federico II di Napoli, tuttavia, l’inquinamento non c’entra, la mutazione può essere prodotta da un parassita. “Avevo già qualche sospetto quando il limone mi è stato affidato – ha spiegato – ma non essendo il più competente in merito ho affidato il reperto a un laboratorio di botanica, dove si trova tuttora, per avere delle analisi più approfondite. Nel frattempo ho sentito alcuni colleghi fitopatologi ed entomologi agrari i quali mi hanno confermato che si tratta di un evento abbastanza comune in natura. Il limone è stato semplicemente attaccato da un parassita, normalmente conosciuto con il nomignolo di ‘Acaro delle meraviglie’ che genera questo tipo di mutazione negli agrumi che attacca”. Il nome scientifico dei questo insetto è Eriophyes Sheldoni che vive normalmente negli agrumeti; i frutti infestati si presentano “cespugliosi”, esattamente come il limone di Terzigno.

Soppelsa specifica anche che:

“Il fatto che il limone mutante di Terzigno non sia stato prodotto dall’inquinamento – sottolinea però il professor Soppelsa – non significa che la situazione non sia drammatica. Sarebbe opportuno, a mio avviso, fare una verifica dei valori nelle falde acquifere in quella zona”.

Aggiornamento (11/11/2010)

Oggi saranno resi pubblici i risultati delle analisi dell’ARPAC e dei tecnici dei comuni coinvolti sulla discarica SARI.

Ore 12.30: è online il rapporto del tecnico del comune di Boscoreale (scaricabile in pdf qui) dal quale si evince che:

I dati relativi all’accertamento effettuato in data 29/10/2012 nonché quelli pregressi svolti dall’ASIA, evidenziano una contaminazione della falda acquifera profonda. La mancata acquisizione di controlli pregressi, necessari e dovuti, circa lo stato di qualità preesistente della falda acquifera prima dell’apertura della discarica, non consente di formulare ipotesi precise sulla fonte della contaminazione.

Ore 13:30: la relazione firmata dal chimico Michele Moscariello rileva il superamento dei limiti di legge, in particolare per quanto riguarda la concentrazione di sostanze pericolose come zinco e di benzo(a)pirene. Questi valori confermano le analisi svolte dall’ASIA da novembre 2009 a settembre 2010 e dall’ARPAC. In conclusione i dati dimostrano che la falda acquifera profonda è contaminata, ma non permettono di stabilire con certezza che la causa sia la discarica, perché non esistono dati precedenti alla sua apertura con cui fare un confronto. Per questa ragione si ritiene necessario compiere altre indagini sulla falda. Moscariello conclude:

Appare grave ed incomprensibile che non siano state adottate dall’ASIA e dagli organi preposti al controllo tutte le procedure operative previste dall’art. 242 del D. Leg.vo 152/2006. Sono state adottate scelte non solo in deroga alle normative vigenti, ma volte anche a compromettere in maniera irreversibile tutta un’area protetta”.

Immagine in evidenza da Wikimedia Commons, foto di Giancarlo Dessì, licenza CC BY-SA 3.0 Unported.

15 pensieri riguardo “Che paura quel limone! (aggiornato 11/11/2010)

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  • Non per essere…ma vista la situazione tendo a propendere per la cettiva fede della signora.

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  • Un articolo correttamente informativo, che fa onore agli Scettici. Comunque i processi arrivati faticosamente alla sentenza, in questi ultimi anni, ci dicono con chiarezza che è molto difficile verificare e quantificare i danni da inquinamento. Per non parlare poi del provare il dolo, ovvero la volontà cosciente di chi ha causato il danno. Con le prove normalmente pretese nei processi penali ci vorrebbe un inquinamento tale da uccidere un gran numero di persone entro poche ore dallo sversamento. Aumenti percentuali di malattie, per quanto  gravi e invalidanti, nelle popolazioni abitanti nei pressi delle discariche, o degli inceneritori, diluiti negli anni, possono sempre essere attribuiti ad altre cause.

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  • @Aldo: sono d’accordo, è molto difficile quantificare questo tipo di effetti e distinguere tra le possibili cause e ci vuole molta prudenza prima di arrivare alle conclusioni. Questo naturalmente è difficile da accettare per chi vive in quelle zone e vorrebbe delle risposte immediate, ma non ci sono alternative (serie).

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  • In redazione (lavoro in una rivista di “varia umanità”) e anche nelle redazioni di riviste della stessa casa editrice, in particolare una di divulgazione scientifica, arrivano, sono arrivate e arriveranno centinaia e centinaia di foto di questo tipo. Ci sono limoni, arance, cachi e mandarini, e poi margherite, rose, azalee e decine di altre specie. Tutte “mutanti”. Quando qualcuno raccoglie un frutto deforme o che non ha mai visto prima (tipo quello della diffusissima Maclura pomifera) subito la manda ai giornali denunciando l’inquinamento, i raggi cosmici, le radiazioni nucleari, Radio Maria (qui potrebbe avere ragione…) e tutti i pericoli della modernità. Sarebbe il caso di fare smettere anche Grillo e la sua azione di denuncia inutile. Le denunce devono avere una base certa.

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  • Io colgo una tendenza contrapposta al complottismo: il “controcomplottismo”, che se esiste una possibile spiegazione “naturale” stronca automaticamente quella “innaturale”.
    Allora diciamo le cose come stanno: “potrebbe” non significa “è”, né per l’inquinamento né per l’acaro. Facciamo vedere ‘sti limoni a qualche esperto non compromesso e fidiamoci del suo parere, ma non limitiamoci a dire “esistono casi analoghi in natura”.
    I bambini focomelici esistevano in natura anche prima che qualcuno cominciasse a prescrivere il talidomide alle donne incinte!
    Le margherite deformi esistono in natura, anche senza annaffiarle con il cromo esavalente.
    La domanda è: talidomide e cromo esavalente sono per questo delle fantasie o delle bufale?

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  • @Lys
    Secondo me l’articolo è abbastanza equilibrato, e non mi sembra che stronchi automaticamente l’ipotesi della mutazione dovuta alla discarica. Si usa il condizionale. Si dice che la mutazione potrebbe essere dovuta a un acaro, ma potrebbe anche non esserlo. E visto che ci sono (almeno) due possibili spiegazioni, e giusto e sacrosanto farle analizzare a un biologo/agronomo (cosa che appunto si sta facendo, dal momento che il limone e’ stato affidato prima allo zoologo Claudio Soppelsa, e poi a Luciano Gaudio, direttore del dipartimento di scienze biologiche dell’università di Napoli).
    Comunque mi sembra chiaro che, anche nel caso in cui le analisi evidenzino la presenza dell’acaro nel limone, questo non significa automaticamente che la discarica sia sicura. Ma questo è tutto un altro discorso, e sarebbe troppo lungo analizzarlo in un commento…

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  • Lo so che passo per il solito precisino, e il messaggio andrebbe al Quoidiano.net, ma gli acari non sono insetti, ma aracnidi, cioè parenti dei ragni. A parte questo, Soppelsa ha perfettamente ragione. Se si cercassero organismi mutanti nel bel mezzo della  foresta tropicale se ne troverebbero a bizzeffe. E questo non vuol dire che la mafia o la camorra ci hanno costruito una discarica…

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  • Ma alla fine questo articolo coma dimostrerebbe? io vedo solo condizionali e un’attribuzione ad un acaro che francamente mi sembra scherzosa per non usare altri termini.

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